L’ORIGINE DEL TACCHINO E LA SUA DOMESTICAZIONE
Il tacchino (Meleagris gallopavo ) è originario del nord dell’America, e fu addomesticato anche nel Messico. Secondo Aldrich, tutti i tacchini, selvatici e domestici, appartengono alla specie, molto variabile, Meleagris gallopavo. Una specie similare, Agriocharis ocellata, può dare ibridi con il tacchino, ma quest’ibridazione non pare avere importanza in condizioni naturali.
La specie M. gallopavo sembra essere derivata da un progenitore simile al fagiano in America settentrionale e forse anche in Asia. Resti di specie simili al tacchino sono stati riscontrati nel Pleistocene, datati tra 50.000 e 15.000 anni fa, negli stati dell’est e del sud-ovest degli attuali Usa.
Del tacchino selvatico sono note sei sottospecie: Eastern , Florida, Rio Grande, Merriam, Gould, Mexican con variazioni di struttura e colore del piumaggio.
LA DOMESTICAZIONE DEL TACCHINO
Poco si sa sull’inizio della domesticazione del tacchino in Messico. È accertato che ossa di tacchini domestici sono presenti nel periodo Palo Blanco (200 a.C.-700 d.C.) nella valle di Tehuacán, territorio compreso nell’odierno stato messicano di Puebla.
Il tacchino domestico sembra essere stato un fenomeno precolombiano specifico del Messico centrale, con confine a sud poco oltre l’attuale Città del Messico.
Si sarebbe poi diffuso nel XVI secolo in Guatemala, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e alcune isole caraibiche. I reperti di ossa di tacchino a sud dell’attuale Città del Messico sarebbero la conseguenza di commerci in periodo spagnolo.
Inoltre, tutte le ossa precolombiane di tacchino trovate nello Yucatan sarebbero della citata specie Agriocharis ocellata.
LE DETTAGLIATE RICERCHE SULLA DOMESTICAZIONE
Più dettagliate ricerche sono state eseguite sulla domesticazione del tacchino della varietà Merriam da parte delle tribù agricole Pueblo, nei territori sud-ovest degli attuali Stati Uniti.
In considerazione della gran distanza tra l’area messicana e quella delle tribù Pueblo, si dubita molto che l’idea della domesticazione del tacchino sia stata intercambiata, come è anche dubbio che la domesticazione delle tribù Pueblo abbia influenzato l’attuale tacchino domestico, che ha un’esclusiva origine messicana.
Reperti archeologici dimostrano che le tribù Pueblo probabilmente addomesticarono il tacchino nel periodo tra il 500-700 d.C. e certamente tra il 700-900 d.C. Gli animali erano confinati in recinti e i popoli Pueblo si adornavano con penne di tacchino: le penne erano usate per costruire frecce, le ossa utilizzate per allestire diversi strumenti; almeno agli inizi della domesticazione, l’uso alimentare avrebbe avuta un’importanza limitata.
IL TACCHINO, UNICO ANIMALE ADDOMESTICATO
Il tacchino (Meleagris gallopavo) è unico nell’essere l’unico animale vertebrato maggiore addomesticato nell’antica America centro-settentrionale.
Nonostante il suo status unico, la sua storia di uso, gestione e addomesticamento ha ricevuto relativamente poca attenzione rispetto ad altri animali domestici.
La storia della gestione e dell’addomesticamento del tacchino rappresenta quindi una grande lacuna nella nostra conoscenza della zootecnia, e come e perché l’addomesticamento degli animali si è sviluppato nell’antica America settentrionale e centrale.
LA DOMESTICAZIONE DEL TACCHINO NELL’AMERICA PRECOLOMBIANA
I recenti studi ipotizzano che la possibile domesticazione del tacchino sia avvenuta in epoca precolombiana.
La domesticazioneè il processo attraverso cui un gruppo di organismi assume un rilevante grado d’influenza sulla cura e la riproduzione di un’altra specie, allo scopo di trarne beneficio. Si tratta perciò di un processo esteso nel tempo, che si protrae per generazioni, causando spesso notevoli mutamenti nel comportamento, nel ciclo di vita e addirittura nella fisiologia delle specie animali o vegetali coinvolte.
Può apparire strano che finora ben pochi studi siano stati effettuati per stabilire le origini della domesticazione del tacchino comune (Meleagris gallopavo), uccello appartenente all’ordine dei Galliformi e alla famiglia dei Fasianidi, originario dell’America, importante per la cultura e l’alimentazione dei nativi in epoca precolombiana, ma ancora oggi estesamente impiegato come fonte di cibo.
I RECENTI STUDI
Di recente due studi indipendentihanno iniziato a stabilire le origini della domesticazione.
1) LO STUDIO DEI RICERCATORI DELL’UNIVERSITA’ DELLA CAROLINA
Un primo studio, compiuto da ricercatori dell’università della Carolina del Nord e del Field Museum di storia naturale di Chicago, si basa su ritrovamenti archeologici effettuati nel sito di Mitla Fortress, nella valle di Oaxaca, in Messico, zona abitata dal popolo degli Zapotechi.
Gli studiosi hanno trovato negli scavi di tre abitazioni a uso domestico non solo ossa di tacchino, ma anche uova intere e frammenti di guscio. I contesti del ritrovamento fanno ritenere che gli animali e le loro uova venissero usati sia per alimentazione che in riti religiosi e propiziatori, intorno al 400-600 eV, periodo chiamato “medio Classico” nella cronologia del Centro America.
Si ritiene probabile che i tacchini fossero prevalentemente allevati, e non cacciati, a causa:
- Del ritrovamento di esemplari di età diverse, dai pulcini agli uccelli adulti.
- Di uova a diversi stadi dell’embriogenesi.
- Dalla presenza di almeno una femmina nel periodo della deposizione delle uova.
Queste considerazioni sono state possibili grazie all’uso del SEM (Microscopio Elettronico a Scansione) che stabilisce, dalla struttura granulare del guscio, non solo la specie di appartenenza, ma anche lo stadio dell’embriogenesi; mentre la presenza della femmina in periodo di deposizione è stata accertata grazie al rinvenimento dell’osso midollare.
Si tratta di una particolarità degli uccelli, un tessuto che si forma nella cavità midollare di alcune ossa lunghe delle femmine per tutta la durata del ciclo di deposizione, costituendo una sorgente di calcio per la formazione del guscio delle uova.
L’abbondanza dei resti rinvenuti fa ritenere che il tacchino avesse un’importanza fondamentale nella dieta degli abitanti.
Inoltre sono stati trovati diversi strumenti e oggetti ornamentali prodotti con ossa di tacchino, il che fa pensare che gli occupanti di queste dimore potessero lavorare e commerciare tali oggetti.
Il sito dei ritrovamenti, Mitla Fortress, è situato nella porzione più arida della valle di Oaxaca, tuttavia, nel periodo considerato, le stime demografiche hanno valutato che questa zona della valle fosse popolata in modo equivalente o superiore a quelle più adatte all’agricoltura.
Si è ipotizzato perciò che le famiglie di questa zona si fossero specializzate nell’allevamento del tacchino, uccello robusto, ben adattato a habitat semiaridi, e utilizzassero la carne e gli altri sottoprodotti, le penne e le ossa lavorate, come merce di scambio con le popolazioni delle zone più fertili della valle.
2) LO STUDIO DELL’UNIVERSITA’ DELLA FLORIDA
Il secondo studio, dell’università statale della Florida, si riferisce invece al sud-est degli Stati Uniti, basandosi su scavi effettuati nel sito di Fewkes, al centro del Tennessee, e suggerisce che i tacchini fossero potenzialmente addomesticati dai nativi americani di queste zone fin dal periodo della cultura mississipiana, che si estende circa dall’800 al 1600 eV. Il tacchino presente in queste regioni era la sottospecie silvestris.
Un elemento che fa supporre che anche i nativi americani di questa zona non si limitassero a cacciare gli uccelli, ma li allevassero, sono le dimensioni delle ossa rinvenute, più grandi di quelle degli attuali tacchini selvatici. Questo è un effetto comune della domesticazione, che porta di solito un aumento generale della grandezza degli animali allevati.
Un elemento di più difficile interpretazione è la presenza di resti di maschi adulti in quantità uguale o superiore a quella delle femmine.
La distinzione di genere è facile in base ai dati osteometrici, grazie all’elevato dimorfismo sessuale della specie, in cui i maschi sono più grandi delle femmine. Questo potrebbe far ritenere che i nativi, che apprezzavano le penne come ornamento, allevassero fino all’età adulta i tacchini maschi, che hanno un piumaggio variopinto e iridescente, mentre le femmine sono di colore grigiastro o marroncino; tuttavia questo risultato potrebbe essere spiegato anche con una preferenza nella caccia.
LA CONTINUAZIONE DEGLI STUDI
Gli studi proseguono tramite l’esame del DNA e l’analisi isotopica. La prima permetterà di sequenziare il genoma di questi uccelli e tracciare le relazioni del tacchino selvatico orientale con le altre popolazioni di tacchino selvatico e domestico dell’America Centrale e degli Stati Uniti sud-occidentali. L’analisi isotopica consentirà di capire su cosa fosse basata l’alimentazione del tacchino. Se rivelasse una dieta ricca di piante C4, come il mais, si rafforzerebbe l’ipotesi che i tacchini fossero allevati, poiché quelli allo stato selvatico dovrebbero avere una dieta più varia e quindi con maggior presenza di piante C3.
COME SI È SVILUPPATO IL PROCESSO DI DOMESTICAZIONE
Gli autori ritengono che gli umani potrebbero dapprima avere attirato non intenzionalmente i tacchini verso i propri insediamenti creando ambienti-limite come campi agricoli disboscati adiacenti ai bordi della foresta, apprezzati dai tacchini per nutrirsi e svolgere comportamenti sociali.
Se da una parte questi animali recavano qualche danno ai raccolti, dall’altra potevano portare beneficio, nutrendosi degli insetti fitofagi: i tacchini, infatti, hanno un vorace appetito per gli insetti di tutti i tipi e in particolare per le cavallette. In seguito gli umani possono avere apprezzato la facile disponibilità di carne e uova data dall’allevamento, rispetto alla maggior aleatorietà della caccia.
L’esiguità dei campioni su cui si basano questi studi impedisce di trarre conclusioni definitive, per le quali saranno necessari ulteriori studi, alcuni dei quali, come menzionato, sono tuttora in corso.
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