LE GROTTE: UN AMBIENTE ABITATO
L’ambiente delle grotte, buio e misterioso, ha da sempre stimolato la fantasia dell’uomo, suscitando un misto di curiosità e timore. L’uomo ha quindi popolato le grotte di essere arcani e fantastici, quasi sempre legati al mondo dell’oltretomba e al culto dei morti: presso le culture occidentali gli abitanti delle grotte erano visti come maligni e diabolici, ma in molte altre culture, specie quelle orientali, erano (e in molti casi sono tuttora) esseri soprannaturali positivi, protettori e apportatori di buona fortuna.
Con il procedere delle conoscenze e delle ricerche su questo particolare ambiente, ci si è resi conto che le grotte non ospitano né diavoli né draghi, bensì una microfauna di esseri piccolissimi e schivi, difficili da osservare, ma interessantissimi per lo studio dell’evoluzione e dell’adattamento all’ambiente.
LA BIOSPELEOLOGIA
La biospeleologia è la branca della zoologia che studia gli animali, grandi e piccoli, che vivono nelle grotte, i loro cicli vitali e gli adattamenti che permettono loro di vivere in un ambiente con caratteristiche del tutto particolari.
La prima segnalazione di un interesse da parte dell’uomo per gli abitanti delle caverne è antichissima: 15.000 anni fa in una grotta sui Pirenei (Francia) è stato ritrovato un osso di bisonte sul quale un nostro antenato raffigurò un insetto che ancora oggi si incontra facilmente nelle grotte, una cavalletta del genere Troglophilus (da trogo, grotta e philo, amico).
LE PRIME DESCRIZIONI DI ANIMALI DI GROTTA
Bisogna tuttavia attendere il 1500 per avere le prime descrizioni scientifiche di animali di grotta, anche se fu soltanto nel 1700 che gli studiosi si interessarono a questo ambiente in modo più diffuso e sistematico. La biospeleologia nacque nel 1907 con il lavoro del naturalista rumeno Racovitza, che diede la prima impostazione moderna a questo tipo di studi. La biospeleologia inizialmente si occupava soltanto degli animali che vivono nelle grotte, ma con il progredire degli studi i ricercatori si sono resi conto che, per quanto riguarda gli animali più piccoli (come insetti, ragni e altri Artropodi) anche una piccola fessura o una valletta ombreggiata hanno le stesse caratteristiche dell’ambiente cavernicolo. Di conseguenza il termine biospeleologia ha ora un significato più ampio interessandosi di tutte le forme di vita che occupano ambienti con caratteristiche simili a quelle delle grotte.
LE TRE CATEGORIE DI ABITANTI DELLE GROTTE
I biospeleologi suddividono gli abitanti delle grotte in tre grandi categorie: troglosseni, troglofili e troglobi. Questi nomi un po’ difficili indicano animali che possono trovarsi in grotta per caso (troglosseni) o per necessità (troglofili), o animali che vivono tutto il loro ciclo vitale in grotta (troglobi). Questi ultimi hanno sviluppato adattamenti particolari, tanto che non possono sopravvivere al di fuori delle grotte.
I TROGLOSSENI (Visitatori involontari)
I troglosseni sono gli animali che vengono a trovarsi in grotta per caso, per esempio perché caduti all’interno di un pozzo o di una spaccatura o trascinati dentro una grotta da un torrente in piena o da acque di ruscellamento. Sono animali che normalmente vivono in superficie e che non hanno sviluppato alcun adattamento alla vita in grotta. Sono quindi destinati alla morte, in questo ambiente a loro estraneo, anche se in alcuni casi possono sopravvivere a lungo, se ricevono fonti di cibo dall’esterno, soprattutto se rimangono in prossimità degli ingressi, dove c’è ancora un po’ di luce.
Non possono comunque riprodursi in grotta e si limitano a sopravvivere come possono. Le grotte conservano spesso resti fossili di animali troglosseni, entrati in grotta loro malgrado, tra cui anche l’uomo (come, per esempio, il celebre uomo di Altamura, in Puglia) …
I TROGLOFILI (Comodi rifugi)
- I troglofili sono gli “amici delle grotte”, animali che normalmente vivono alla luce del sole, ma che occasionalmente possono trovare rifugio nelle grotte dove cercano riparo dal freddo, dalle intemperie o dal caldo eccessivo, o si proteggono dai predatori. È il caso di pipistrelli, volpi, opossum, procioni, istrici, piccoli roditori, serpenti e innumerevoli altri animali che in grotta cercano riparo e un luogo sicuro per mettere al mondo i piccoli o per immagazzinarvi riserve di cibo (come fanno molti roditori) o per nascondervi le prede per sottrarle ad altri predatori (come fanno per esempio iene e leopardi). Pipistrelli e orsi passano l’inverno in grotta e mettono al mondo i piccoli che usciranno a conoscere il mondo esterno soltanto in primavera perché le grotte offrono un riparo caldo e sicuro per trascorrere il letargo invernale.
- In prossimità degli ingressi è comunissimo, per gli speleologi, imbattersi nelle tracce dei frequentatori delle grotte: escrementi, resti di cibo, impronte, nidi e tane. A volte gli speleologi forniscono involontariamente cibo e rifugio agli ospiti delle grotte: può capitare di trovare una famigliola di ghiri pacificamente raggomitolata tra le corde lasciate in un sacco alla base di un pozzo profondo 90 m in fase di esplorazione!
- Non sempre si tratta di animali grandi e visibili: moltissimi insetti e altri Artropodi (come ragni e millepiedi) o anfibi (come rane e salamandre) si rifugiano nelle grotte e nelle fessure nei mesi più freddi: in inverno in prossimità degli ingressi di una grotta è facilissimo osservare farfalle, ragni, opilionidi e altri piccoli “rifugiati” che sfruttano il tepore delle cavità.
- I troglofili sono tutti animali che vivono in superficie, che hanno bisogno delle luce per muoversi e che si nutrono di cibo che non trovano in grotta. Si tratta, perciò, di abitanti “opportunisti” delle grotte che sfruttano per il letargo, il riposo o come rifugio per i piccoli, ma che non possono vivere perennemente in grotta: devono infatti uscire per procurarsi il cibo o per trovarsi un compagno.
- Alcuni di loro, tuttavia, pur avendo bisogno della vista per muoversi, mostrano una sorprendente capacità di orientarsi al buio, come gli orsi o i roditori.
- Altri hanno sviluppato sistemi particolari per muoversi nell’oscurità totale, come per esempio i pipistrelli o alcune specie di uccelli che nidificano in grotta: le salangane (una specie di rondini del Sud-Est asiatico che forniscono i nidi tanto prelibati per la cucina orientale) o il guacharo (un curioso uccello del Sudamerica). Questi animali sono dotati di un sistema di “ecolocazione”: sono in grado di emettere suoni ad alta frequenza che, rimbalzando contro ostacoli o prede e percipiti da un sofisticato sistema uditivo, permettono loro di costruire, in totale assenza di luce, una vera e propria “mappa” del luogo in cui si muovono con precisione sorprendente.
GLI ANIMALI TROGLOBI (Inquilini stabili)
- Gli animali troglobi sono invece gli animali che trascorrono l’intero ciclo della loro vita in grotta, dove nascono, vivono, si riproducono e si nutrono. Si sono specializzati nel vivere in questo ambiente e, nel corso di migliaia o persino milioni di anni, hanno modificato il loro corpo sviluppando adattamenti e strategie particolari. Non hanno quindi necessità di uscire all’esterno e in molti casi non possono sopravvivere al di fuori dell’ambiente sotterraneo.
- Non tutti i phila animali sono rappresentati in questa categoria: mancano per esempio mammiferi e uccelli. Vi troviamo molti rappresentanti tra gli Artropodi (ragni, scorpioni e pseudoscorpioni, amblipigi, centopiedi e millepiedi, crostacei, come i porcellini di terra o i gamberetti, e soprattutto insetti), ma anche tra i pesci e gli anfibi.
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