LA MORFOLOGIA DEL CORPO E GLI APPARATI DELLE TARTARUGHE
La corazza o guscio è l’elemento che caratterizza le tartarughe rispetto a tutti gli altri rettili. Esso può essere osseo, coriaceo o molle e generalmente è costituito da tre elementi: carapace, piastrone e un ponte osseo o legamentoso che li unisce.
Il dorso, chiamato carapace, ha forma convessa, mentre il piastrone, la parte inferiore, è pressoché piatto o leggermente concavo.
Il guscio è parte integrante del corpo della tartaruga e dal punto di vista biologico funge da protezione. Esso non è altro che una modificazione della cute e presenta una struttura doppia costituita internamente da placche ossee rivestite superficialmente da piastre di materiale corneo denominate scuti, che generalmente presentano disegni e colori che determinano la livrea della tartaruga a volte ricca di macchie o segni come in Geochelone elegans.
Le placche ossee aderiscono tra loro e si distinguono grazie a margini irregolari che non seguono la disposizione degli scuti cornei che di solito sono posti uno accanto all’altro oppure si presentano embricati (sovrapposti) e prendono il nome in base alla loro posizione: golari, pettorali, addominali, femorali, vertebrali, costali, sopracaudali, marginali.
La testa e la coda sono collegate al carapace direttamente attraverso la colonna vertebrale, che è rigida solo nella parte centrale dove è saldata internamente all’interno della corazza.
IL DIMORFISMO SESSUALE
Le tartarughe sono soggette a dimorfismo sessuale, ovvero, alla presenza di una serie di differenze tra maschio e femmina che consentono di distinguere i due sessi.
Differenze che, però, sono presenti solo negli esemplari adulti, rendendo impossibile quindi la determinazione del sesso nei nascituri.
Tra gli elementi distintivi dei due sessi c’è il piastrone che nei maschi ha una forma più arrotondata, mentre nelle femmine è quasi piatto.
Anche il carapace mostra alcune differenze. Nelle femmine ha una forma a cupola, mentre nei maschi è un po’ più allungato a formare un ovale. I maschi hanno una coda più lunga e robusta per aiutarlo nell’introduzione del pene nella cloaca della femmina durante l’accoppiamento.
Ulteriori elementi distintivi sono le unghie che nei maschi assumono la forma di veri e propri artigli.
IL SISTEMA DIGERENTE
La bocca, priva di denti, è munita di una sorta di becco corneo a bordi taglienti con il quale la tartaruga sminuzza il cibo prima di ingerirlo.
La lingua, corta e carnosa, è pressoché immobile, ma facilita l’ingestione dei cibi con un leggero scorrimento dall’esterno verso l’interno consequenziale al movimento mandibolare della deglutizione. La lingua è inoltre cosparsa di cellule gustative che le permettono di comprendere la commestibilità dei cibi.
Il sistema digerente è semplice: lo stomaco presenta una sola camera ed è seguito direttamente dall’intestino che sfocia nella cloaca. La digestione è abbastanza lenta e dall’ingestione dei cibi alla loro evacuazione possono passare 2-3 giorni, per le specie acquatiche carnivore tipo emididi, ma può durare fino a 10 giorni nelle grandi tartarughe vegetariane terrestri.
LA RESPIRAZIONE
Il collo ha lunghezza variabile ed è ancorato direttamente al carapace tramite la pelle. Tramite movimenti di contrazione e distensione esso è il principale fautore della respirazione. Nelle specie acquatiche gioca un ulteriore ruolo integrando l’apparato respiratorio polmonare: permette di sfruttare durante lunghi periodi di immersione (ad esempio il letargo) l’ossigeno disponibile nell’acqua tramite tubercoli della cute riccamente vascolarizzati. In alcune specie sempre acquatiche l’acquisizione dell’ossigeno dall’acqua avviene invece tramite delle vesciche poste all’interno della cloaca.
Le tartarughe, in particolar modo quelle che hanno uno stretto legame con l’acqua, possono respirare anche dal “sedere”, o meglio dalla cosiddetta cloaca, un’apertura unica per intestino, apparato urinario e genitale che moltissime specie animali possiedono (la hanno tutti gli anfibi, gli uccelli, i rettili e alcuni tra pesci e mammiferi). Questo curioso adattamento, scientificamente chiamato “respirazione cloacale”, si è evoluto per garantire la sopravvivenza delle tartarughe che si producono in lunghe immersioni, ma soprattutto per quelle che in inverno vanno in letargo sott’acqua, come molte specie di testuggini d’acqua dolce.
L’ACQUISIZIONE DI INFORMAZIONI
Le narici poste all’apice del cranio sono direttamente collegate al cavo orale e sono lo strumento per l’acquisizione di informazioni chimiche e olfattive, molto utilizzato in tutte le specie e particolarmente dalle tartarughe marine che lo utilizzerebbero per orientarsi nei mari in direzione delle spiagge in cui deporre le uova, le stesse dove sono nate.
LA VISTA E L’UDITO
L’occhio è munito di membrana nittitante e palpebra; esso garantisce alla tartaruga un ampio campo visivo. La vista, ben sviluppata, consente alla tartaruga di discernere forme e colori già alla distanza di 20-50 metri.
Le tartarughe non possiedono padiglioni auricolari esterni ad eccezione di una membrana timpanica, una scaglia cutanea che funge da cassa di risonanza che a volte presenta una colorazione diversa dal resto della cute.
L’EMISSIONE DI SUONI
La tartaruga non possiede corde vocali e pertanto non è in grado di emettere suoni articolati, tuttavia non si può dire che sia muta; infatti, esse emettono delle vocalizzazioni tramite l’espulsione dell’aria tramite la bocca, ma solo in determinate occasioni. Quando sono spaventate e ritirano improvvisamente la testa nella corazza, l’improvvisa emissione di aria dai polmoni produce un soffio molto rumoroso che potrebbe avere anche la funzione di spaventare un eventuale predatore. Inoltre, durante l’accoppiamento le vocalizzazioni dei maschi sono udibili anche a distanze notevoli: esse sono sempre prodotte dalle ripetute spinte muscolari che causano la fuoriuscita dell’aria dai polmoni; anche le femmine sono in grado di produrre tale vocalizzazione e lo dimostrano osservazioni in esemplari detenuti in cattività che durante il periodo della deposizione assumono atteggiamenti simili a quelli dei maschi.
GLI APPARATI
Il sistema circolatorio è attivato dal movimento cardiaco tramite il quale il sangue venoso e quello arterioso ossigenato vengono pompati in tutto il corpo.
L’apparato urinario è costituito da due reni che sono uniti alla vescica tramite gli ureteri. L’urina spesso emessa in sede di manipolazione quale strumento difensivo, si compone di una parte liquida e da una componente biancastra più densa.
L’apparto riproduttivo è interno: i maschi sono muniti di due testicoli posti ai lati dei reni e da un pene, contenuto nella coda, che durante l’accoppiamento viene estroflesso tramite l’apertura cloacale ed inserito nella cloaca della femmina che è collegata dagli ovidotti alle due ovaie.
COME CALCOLARE L’ETÀ DELLE TARTARUGHE
Per calcolare l’età delle tartarughe si può far riferimento alle righe di accrescimento annuale sulle placche cornee della corazza. Tale metodo è applicabile solo ad esemplari che effettuano ibernazione o estivazione poiché le righe vengono a formarsi proprio durante questi peridi di inattività. Tuttavia, questo metodo è abbastanza approssimativo ed è da ritenere attendibile solo fino a circa dieci anni di età quando termina il periodo di maggiore accrescimento per questi animali: infatti, con gli anni le righe si fanno più fitte e sottili tanto da apparire spesso indistinguibili, mentre negli esemplari più anziani le placche subiscono un processo di usura che le rende spesso levigate e lisce impedendo di distinguere anche le righe di accrescimento dei primi anni.
LE VARIE ATTIVITÀ DEI CHELONI
Le attività dei cheloni possono essere brevemente sintetizzate in alcuni atteggiamenti fondamentali: alimentazione, basking (soleggiamento), riposo, corteggiamento/accoppiamento, letargo.
Questi animali sono famosi per la loro longevità e per la resistenza a traumi o lesioni, tanto che in epoche passate hanno suscitato notevole interesse negli scienziati anatomisti che ne hanno fatto oggetto di esperimenti a volte estremamente crudeli.
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