LE PLANARIE, DISTINZIONI E CARATTERISTICHE
Il phylum dei Platelminti comprende animali vermiformi dal corpo piatto che vivono scivolando sul fondo degli stagni, come le planarie. Nelle acque dolci italiane si trovano vari Tricladidi Planaridi. La planaria è un nome generico di molte specie di Platelminti Turbellari che comprendono:
A) LE PLANARIE PROPRIAMENTE DETTE O TRICLADI
Le planarie propriamente dette, o Tricladi, sono un ordine del phylum dei Platelminti (Vermi Piatti) che comprende soprattutto forme d’acqua dolce. Sono diffusi sia nelle acque ferme che nelle acque correnti; alcune specie sono decisamente reofile. Si trovano nelle acque dolci, marine e del terreno umido (in quest’ultimo caso dette anche planarie terrestri). Si dividono in Paludicoli, d’acqua dolce, Maricoli, Terricoli e Cavernicoli o in Aploneuri e Diploneuri.
Hanno:
- Un corpo depresso, più o meno allungato, bocca provvista di faringe cilindrica o plicata, situata ventralmente; intestino distinto in tre tronchi principali (donde il nome), uno diretto anteriormente e due posteriormente che si ramificano in diverticoli ciechi secondari, spesso anastomizzati fra loro.
- Numerosi pori escretori e una apertura genitale unica; testicoli numerosi, distribuiti per tutta la lunghezza del corpo, fra i ciechi intestinali; due ovari situati in posizione anteriore; utero sacciforme e mediano.
LA RIPRODUZIONE
I tricladi sono ovipari, depongono le uova in bozzoli isolati che contengono poche uova e abbondanti cellule vitelline. Si riproducono anche asessualmente e hanno capacità rigenerative spiccate.
Sono animali ermafroditi, con apparato riproduttore molto complesso. Le specie che si riproducono per via sessuata depongono le uova in bozzoli che vengono fissati al substrato. La riproduzione può essere anche asessuata, per scissiparità o frammentazione; le capacità rigenerative sono infatti molto spiccate, in quanto tagliando un organismo in più parti ciascuna di queste rigenera un nuovo individuo.
L’ALIMENTAZIONE
I Tricladi sono essenzialmente carnivori, predatori, ma spesso si nutrono anche di animali già morti. All’atto della cattura impediscono la fuga della preda aderendo ad essa con il muco ventrale e le fossette adesive; dalla bocca viene quindi estroflesso un lungo faringe muscoloso la cui estremità secerne enzimi proteolitici che permettono a questo organo di penetrare nel corpo della preda.
B) LE PLANARIE MARINE O POLICLADI
Le planarie marine, o Policladi, esclusivamente marine, principalmente del litorale, sono
fogliformi, spesso di colori vivaci e comunemente noti come planarie marine. Spesso provvisti di tentacoli, hanno il tegumento ricoperto di spine chitinoidi e papille, muscolatura sviluppata; organi fotorecettori (occhi) cerebrali, tentacolari e marginali.
Dal corpo di forma ovoidale o allungata, spesso di colori vivaci, quasi tutti marini, cosmopoliti, e comunemente noti col nome di planarie marine: hanno bocca assai dilatabile, anteriore, centrale o raramente posteriore, e un intestino centrale da cui si ramificano numerosi diverticoli ciechi (da cui il nome); il loro sviluppo può essere diretto o passare attraverso larve planctoniche di vario tipo.
L’apparato digerente consta della bocca (stomodaeum) dilatabile, dalla quale può estroflettersi una faringe muscolare, e di una cavità centrale da cui si ramificano, nel parenchima, numerosi diverticoli ciechi che raggiungono, a guisa di arborescenze, il margine del corpo; numerosi follicoli ovarici sono situati dorsalmente.
I pori genitali sono separati. Le uova, provviste di guscio resistente, sono deposte in gruppi o capsule che ne contengono fino a una dozzina, incrostanti sulle alghe del litorale o sulle pietre. Lo sviluppo può essere diretto o per metamorfosi, attraverso uno stadio di larva natante (larva di Müller), fornita di 8 appendici lobate e ciliate intorno alla bocca. Per graduale riduzione di questi lobi, dopo un periodo di vita libera, la larva si appiattisce e si trasforma nel verme.
L’ordine si suddivide in due sottordini: Acotilei e Cotilei.
LE PLANARIE
Vista di sfuggita, una planaria sembra una lumachina piatta e senza guscio che striscia sulle pietre nel fondo di un ruscello. Guardandola con una lente d’ingrandimento, ci accorgiamo che l’estremità anteriore forma un capo con due piccoli occhi, capaci di percepire appena le variazioni di luminosità dell’ambiente. Il capo non ha una bocca poiché questa si trova inferiormente, circa a metà della lunghezza del corpo. Il colore è grigio e poco appariscente, come se si trattasse di un essere scialbo e privo di importanza.
In realtà, le planarie ci raccontano la storia dell’evoluzione: sono i primi animali ad aver ‘inventato’ un capo, un tubo digerente e un apparato escretore per l’eliminazione dei rifiuti liquidi. Tutti gli animali che oggi popolano le terre e i mari discendono probabilmente da esseri simili alle planarie (phylum dei Platelminti, classe dei Turbellari), che quindi rappresentano un passo evolutivo importante dai Protozoi verso tutti gli altri phyla del regno animale.
L’HABITAT E LA DISTRIBUZIONE
Dal punto di vista della distribuzione, le planarie sono animali ampiamente distribuite in tutte le regioni del mondo. Tuttavia, per le loro caratteristiche anatomiche e fisiologiche, nonché per le loro esigenze, le planarie devono vivere in luoghi umidi, dove vi è ampia disponibilità di acqua.
Ci sono planarie che sono puramente acquatiche, mentre ce ne sono altre che possono essere localizzate in habitat terrestri.
Per quanto riguarda quelli che vivono in ambienti acquatici, ce ne sono alcuni che sono riusciti a colonizzare gli ecosistemi di acqua salmastra, motivo per cui generalmente si trovano come parte della biodiversità delle barriere coralline.
Al contrario, ce ne sono altri che si sono adattati a vivere in ambienti di acqua dolce. A causa di ciò, è comune trovarli in corpi di acqua dolce che hanno poco flusso. Allo stesso modo, le planarie trovate negli ecosistemi terrestri si trovano principalmente in aree ad alta umidità e non raggiungono direttamente la luce del sole. Questi luoghi includono crepe, tronchi d’albero o possono essere trovati sul substrato, coperti da resti di foglie morte.
LE CARATTERISTICHE DELLE PLANARIE
- Una planaria è uno dei tanti vermi piatti della classe di turbellari.
- Le planarie sono comuni a molte parti del mondo, vivono sia in acqua salata, sia in acqua dolce, stagni e fiumi. Alcune specie sono terrestri e si trovano sotto i ceppi, sul terreno e sulle piante in aree umide.
- Nome generico di animale invertebrato della famiglia dei Platelminti, dal corpo piatto e dalla notevole capacità rigenerativa, che vive in acque dolci e marine
- Le planarie sono i più noti tra i platelminti che conducono vita libera. Si tratta di organismi simili a vermi, di pochi centimetri, che vivono nel fondo sabbioso o fangoso degli stagni.
- Il loro corpo è appiattito o allungato. Nel capo presentano degli ocelli molto semplici e una fossetta con recettori per le sostanze chimiche.
- L’apparato digerente è ramificato, e fornito di un’apertura ventrale, unica, all’estremità di una corta proboscide. Il sistema nervoso centrale è costituito da due cordoni longitudinali, uniti da collegamenti simili ai pioli di una scala, e da due gangli cefalici.
- L’apparato escretore è formato da canalicoli che drenano il liquido intracellulare e da semplici protonefridi che lo filtrano.
- L’apparato riproduttore comprende sia testicoli, sia ovaie e dei gonodotti.
- In alcune specie la fecondazione avviene mediante una sorta di spina che inietta gli spermatozoi nel corpo della femmina.
- Lo strato esterno del corpo è formato da un sacco muscolare ricoperto da un tegumento.
- Essendo animali molto sensibili agli agenti inquinanti, la presenza di planarie in uno specchio d’acqua è indice di assenza di inquinamento chimico nelle acque stesse.
LA RIGENERAZIONE DELLE PARTI DEL CORPO
Caratteristiche di questi Platelminti sono le notevoli capacità di rigenerazione, molto studiate in laboratorio.
Le planarie hanno una notevole capacità rigenerativa: se si taglia una planaria in due parti, destra e sinistra, si rigenerano due individui distinti. La planaria è capace di rigenerare più della metà del suo corpo.
La planaria ha una popolazione di cellule staminali che possono dividersi rapidamente, permettendo la generazione di diversi tipi di cellule mancanti dopo l’amputazione, come ad esempio cellule muscolari, intestinali e anche cerebrali. Il mix di geni attivi in queste cellule staminali e tessuti rimanenti è quindi in grado di gestire il processo di rigenerazione in modo che le nuove strutture sono della giusta dimensione, forma e orientamento, e di finire nel posto giusto. Il risultato finale del processo è un organismo di nuovo perfettamente funzionante.
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