L’HABITAT E LE CARATTERISTICHE SOMATICHE DEL LEONE
L’AREALE DEI LEONI
In tempi preistorici, fino al tardo Pleistocene, l’areale dei leoni comprendeva l’Africa, l’Eurasia, e il Nordamerica. Durante l’ultima era glaciale del Würm erano diffuse numerose specie di leoni delle caverne, che misuravano circa il 25% in più dei leoni attuali.
In seguito, probabilmente in concomitanza con la scomparsa della megafauna e l’aumentare delle temperature, i leoni scomparvero dalle zone settentrionali dell’Eurasia e dal Nordamerica. Si spostarono nell’attuale continente Africano e Asiatico, dov’erano presenti ovunque.
LA DECIMAZIONE DEI LEONI
Con l’aumento degli insediamenti umani, i leoni furono in seguito decimati senza pietà, anche perché si trattava d’animali pericolosi, e ancora oggi in Africa, tra le prime cause di morte umana ad opera d’animali selvaggi, c’è il leone, con l’Ippopotamo (Hippopotamus amphibius), l’Elefante africano (Loxodonta africana) e il Bufalo cafro (Syncerus caffer), mentre in India le statistiche evidenziano il Rinoceronte indiano (Rhinoceros unicornis) e l’Elefante indiano (Elephas maximus) e la Tigre (Panthera tigris).
L’HABITAT ATTUALE DEI LEONI
Il leone vive oggi in Africa, nella parte subsahariana del continente, in stati come il Camerun, Congo, Kenya, Tanzania, Senegal, Sud Africa, Somalia, ed Etiopia, dove è relegato in parchi riserva. Si trova ancora qualche raro esemplare nel deserto arabico, in Asia minore. In India è confinato nelle isolate foreste del Gir sud-est asiatico e nel Parco nazionale del Sasan-Gir (1412 km quadrati) nello stato del Gujarat.
Al fine di proteggere questa minuscola popolazione da epidemie ed altri rischi ambientali, è in corso un programma di reintroduzione del leone asiatico anche nel Palpur-Kuno Wildlife Sanctuary, una riserva naturale nel vicino stato del Madhya Pradesh, in collaborazione con biologi europei, cinesi, indiani e russi.
LA MORFOFISIOLOGIA
A parte le razze, appare evidente il dimorfismo sessuale della criniera nei leoni maschi.
Questa amplifica notevolmente le dimensioni del capo, e la sua funzione non è ancora ben chiara ai biologi, anche se si suppone serva come strumento di difesa, durante i combattimenti coi conspecifici, per evitare ferite alla gola.
In termini di caccia, invece, soprattutto durante la stagione arida, quando la savana è soggetta a incendi e il manto vegetale ridotto, può diventare un fattore limitante. Sebbene, tutto sommato, il problema non sussiste, perché sono quasi sempre le femmine a occuparsi del cibo.
Il maschi possono pesare anche 220-240 kg, con una lunghezza di 250-270 cm e 120-130 cm al garrese; le femmine 170-200 kg con una lunghezza di 190 cm e 110-115 cm d’altezza.
Nei leoni indiani la dimensione ridotta della criniera, più che legata a fattori ambientali, sembra dipenda da un’alta percentuale d’incroci tra consanguinei.
LE CARATTERISTICHE SOMATICHE DEL LEONE
Sia maschi che femmine di Panthera leo e Panthera leo persica hanno, come la tigre, artigli retrattili lunghi anche 6 cm.
Hanno andatura digitigrada, ed i cuscinetti presenti sotto i piedi permettono loro d’avanzare in silenzio, senza farsi scorgere. Alla nascita, in entrambi i sessi, e fino alla maturazione sessuale, il naso è rosa chiaro, per poi pigmentarsi sempre di più, fino a diventare completamente nero, negli esemplari più anziani.
Entrambi i sessi mostrano una possente muscolatura, che permette d’avere la meglio su tutti i carnivori presenti nel loro ecotipo e su quasi tutti i mammiferi terrestri in genere. Ovviamente non potranno mai abbattere adulti d’Elefanti (Loxodonta africana) o rinoceronti (Diceros bicornis, Ceratotherium simum) a meno che questi siano già gravemente malati e debilitati.
La coda è possente. Raggiunge anche il metro di lunghezza e tra tutti i membri dei Felidae, sono gli unici (sia nel maschio che nella femmina) in cui termina con un ciuffo di peli neri, attraversato da un osso, la cui funzione è ignota.
Serve a mantenersi in equilibrio quando saltano nelle imboscate, durante la caccia, dove possono compiere balzi di 10-12 m di lunghezza e 3 m d’altezza!
Possono raggiungere nello scatto, i 70 -75 km/h, ma sono poco resistenti, mantenendo questa velocità per solo circa 150-200 m.
Hanno la dentizione tipica dei carnivori, con incisivi sviluppati, denti ferini (particolari molari) adattati a strappare la carne che ingoiano, e canini lunghi anche 8-10 cm, ben saldi, con una radice di 5 cm di diametro.
Presentano, un apparato orofaringeo tale che, ruggendo, emettono suoni baritonali, percepibili fino a 3-4 km di distanza.
Hanno una vista acutissima, che permette di localizzare una preda, o un competitore conspecifico, anche a 2 km di distanza.
Come gli altri Felidae e Canidae, i leoni non sanno distinguere i colori: sono daltonici, percependo solo le varie tonalità di grigio e il nero, ma vedono benissimo di notte.
IL BRANCO STANZIALE
I leoni vivono generalmente in branchi stanziali, formati da femmine imparentate, dai loro cuccioli, una femmina anziana e da un maschio adulto o una cosiddetta “coalizione” di maschi adulti (fino a 8-9), con gruppi che possono raggiungere le 30 unità.
I maschi raggiunta la maturità sessuale, vengono cacciati dal branco, e in genere vagano alla ricerca di un altro gruppo in cui imporsi, sconfiggendo il maschio o i maschi dominanti.
Un maschio che non riesca a imporsi su un branco diventa solitamente nomade e vagabonda anche su grandi distanze, da solo o insieme ad altri maschi.
Nei branchi, vi è una ripartizione dei ruoli molto più marcata che in altre specie. Se da un lato l’attività della caccia è appannaggio quasi esclusivo delle femmine, i maschi non hanno un ruolo meno importante. Devono infatti perlustrare il territorio, difendere le prede catturate da eventuali intrusi, e proteggere il branco, specialmente i cuccioli, da altri leoni maschi o altri papabili predatori.
Questo li espone costantemente a scontri diretti contro altri leoni, iene, leopardi e ghepardi, e ha forgiato i leoni maschi in combattenti perfetti, modellati dalla selezione naturale.
COME AVVIENE LA CACCIA ALLE PREDE
I giovani maschi, con la criniera relativamente corta, sono discreti cacciatori, anche se non validi quanto le leonesse, mentre i maschi adulti partecipano occasionalmente a battute di caccia se la preda è un animale particolarmente vigoroso, come un bufalo o una giraffa, che possono arrivare anche alle due tonnellate di peso.
Malgrado la mole massiccia, il leone è un animale eccezionalmente agile: può salire sugli alberi, nuotare, lanciarsi nel vuoto.
La preda uccisa, viene rapidamente portata in un luogo riparato, dove il branco può difenderla da predatori opportunisti come iene, sciacalli e avvoltoi.
Al momento di nutrirsi, liti e zuffe all’interno del branco sono comuni, e servono in genere a confermare i rapporti gerarchici, con i maschi adulti che di solito mangiano per primi seguiti dalle femmine e infine dai cuccioli.
In molti casi, il leone maschio segue altri predatori come un licaone un ghepardo e interviene, dopo che questi hanno abbattuto la preda, per impadronirsi delle spoglie.
UNA CARATTERISTICA PECULIARE: L’ORINA
Una caratteristica peculiare, che si ritrova probabilmente come eredità ancestrale anche nei gatti domestici, è che i maschi emettono due tipi di orina.
- La prima, spruzzata mentre camminano con getti che possono assumere l’inclinazione di circa 90°, in cui sono presenti elevate concentrazioni di feromoni, che fungono come impronta biologica specifica dell’animale per marcare il territorio insieme ai ruggiti.
- La seconda, emessa accucciandosi, che non ha particolari caratteristiche biochimiche e serve solo a svuotare la vescica.
LA RIPRODUZIONE
La femmina presenta la tipica placentazione dei carnivori: una placentazione zonaria in cui i villi coriali sono organizzati in una banda anulare.
I leoni si possono accoppiare in qualsiasi momento dell’anno, sebbene in sud Africa, le nascite siano più frequenti durante l’autunno e l’inverno.
Sia i maschi che le femmine adulti sono poligami, i parti sono poligemini, i cuccioli alla nascita pesano tra 1,50-1,60 kg e presentano un manto maculato, che sparirà nei maschi con la crescita, dopo la muta. Nelle femmine talora permane.
La maculazione infantile è un meccanismo di mimesi, serve a far si che i cuccioli, abbandonati dalla madre durante le battute di caccia, si confondano con la boscaglia, e non vengano uccisi, come talvolta accade, da iene e licaoni.
La gestazione dura tra i cento e i centoventi giorni e la femmina partorisce una prole composta di 1-4 piccoli, non necessariamente concepiti tutti con lo stesso padre.
Le femmine di un branco, sincronizzano i loro cicli riproduttivi, in modo da cooperare nell’allevamento e nell’allattamento dei giovani, che si nutrono così indiscriminatamente da qualunque femmina.
I cuccioli sono svezzati dopo 6-7 mesi. In natura, a causa della feroce competizione per il cibo, l’80% dei cuccioli muore entro i due anni di vita.
IL LEONE COME CAPO DEL BRANCO
Quando un nuovo maschio di leone (o una coalizione) prende il comando di un branco scacciando il precedente padrone (o padroni), il nuovo/i capo/i, uccide/ono spesso ogni cucciolo di età inferiore ai due anni circa, affinché le femmine, cessando la lattazione o non potendo più allevare i cuccioli, tornino a essere fertili e disponibili all’accoppiamento.
Qualche volta una femmina cerca di difendere i propri piccoli dal nuovo maschio dominante, spesso invano.
I leoni maschi, raggiungono la maturità a circa 3 anni di età (le femmine intorno al quarto anno di vita) e, sono in grado di prendere il comando di un altro branco a 4-5 anni.
Cominciano a invecchiare e a indebolirsi, a 8 anni circa. Pertanto un maschio, ha a disposizione un tempo relativamente breve per imporsi su un branco e creare la sua discendenza.
I leoni si riproducono molto facilmente anche in cattività.
In natura vivono circa sedici anni; in cattività una decina d’anni in più.
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