L’ETOLOGIA: I COMPORTAMENTI INNATI DEGLI ANIMALI
L’etologia dal greco éthos che significa «usanza, abitudine» è la scienza che ha per oggetto lo studio dei comportamenti degli animali. In generale si chiama comportamento il modo in cui un organismo agisce in risposta agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno, o dall’interno del suo corpo.
Si possono citare come esempi: Il gatto, se si sente aggredito, mostra i denti e soffia. Le formiche si dirigono in fila indiana verso il cibo. Le rondini si riuniscono in gruppi per migrare.
LO STUDIO DEGLI ETOLOGI
Gli etologi osservano i comportamenti degli animali, li descrivono e cercano di scoprire gli stimoli che li provocano.
Nel loro lavoro usano due tecniche:
- Osservazioni in natura, con lunghi appostamenti in condizioni spesso disagevoli.
- Esperimenti condotti in laboratorio, in condizioni controllate, per osservare il comportamento degli animali in risposta a stimoli artificiali.
PER OGNI COMPORTAMENTO C’È UN MOTIVO
La sula bassana ha a disposizione spazi limitati, e deve difenderli se vuole riuscire a costruire il nido. Perciò è utile che questa specie abbia una spiccata tendenza alla lotta.
Per la sula del Capo, che ha ampi spazi a disposizione, una forte aggressività sarebbe invece dannosa.
Gli individui che hanno il nido al centro della colonia sprecherebbero soltanto energie, se dovessero litigare ogni volta che passano vicino ai nidi di altre coppie.
Negli animali ogni comportamento si è evoluto per una ragione precisa. Conoscerla ci permette di capire meglio gli animali, di agire correttamente nei loro confronti e anche di trarre vantaggio dalla nostra relazione con loro.
Nell’antichità per esempio i nostri antenati studiavano le abitudini degli animali della savana, per riuscire a cacciarli e a difendere se stessi e il proprio gruppo.
Una forma primitiva di etologia ha quindi aiutato la nostra specie a sopravvivere, e in seguito anche ad addomesticare quegli animali che potevano fornire all’uomo cibo e calde pellicce, oppure essere utili nei lavori pesanti, negli spostamenti e nella difesa.
I COMPORTAMENTI UMANI
Anche i nostri comportamenti possono essere compresi meglio studiando quelli degli altri animali.
Se per esempio tocchi il palmo della mano a un neonato, afferrerà il tuo dito e lo stringerà con forza (figura). Questa capacità, presente in tutti i piccoli dei primati, li aiuta a sopravvivere qualora la madre debba fuggire all’improvviso, perché possono subito attaccarsi a lei.
Anche il sorriso con cui ci salutiamo è molto simile a un comportamento degli scimpanzé, che quando si incontrano mostrano i denti alzando le labbra, per dire: «vengo in pace».
Quando vedi un cucciolo di mammifero o un uccellino appena nato, inoltre, provi immediatamente il desiderio di proteggerlo e coccolarlo.
La ragione è che quei piccoli, come i nostri neonati, hanno occhi grandi, una testa grossa rispetto al corpo, guance paffute e forme del corpo arrotondate.
Questo insieme di caratteri fisici, chiamato schema infantile, ha proprio la funzione di stimolare gli adulti a occuparsi dei piccoli che non sono autosufficienti.
A volte anche gli adulti di alcune specie animali hanno le caratteristiche dello schema infantile, e ci attraggono perciò in modo particolare. Ecco perché il pettirosso ci pare più grazioso del rigogolo. Lo schema infantile è usato anche da chi inventa i personaggi degli annunci pubblicitari o dei cartoni animati.
Per esempio Topolino, il Mickey Mouse di Walt Disney, neisuoi 70 anni di vita è cambiatomolto: all’inizio era simile a unvero topo mentre oggi ha formemolto più arrotondate, studiateapposta per renderlo piùsimpatico.
COMUNICARE SENZA PARLARE
Una caratteristica che distingue la specie umana dalle altre è l’uso di un linguaggio verbale, fatto cioè di parole organizzate in base a regole ben definite.
Questo modo di comunicare ha permesso ai nostri antenati di tramandarsi informazioni importanti, come le tecniche per costruire gli arnesi.
Il linguaggio verbale è reso possibile dal fatto che la nostra specie ha strutture anatomiche che ci permettono di emettere molti suoni articolati. Questa capacità è invece limitata nelle specie a noi più vicine, come lo scimpanzé e il gorilla, che pure hanno un sistema nervoso molto sviluppato.
Comunicare con loro però è possibile; basta trovare il giusto sistema, come hanno dimostrato alcuni esperimenti:
- Alcuni giovani scimpanzé e gorilla hanno vissuto in famiglie umane i cui componenti comunicavano soltanto attraverso il linguaggio a gesti dei sordomuti: le scimmie hanno imparato quel linguaggio imitando gli adulti, proprio come un bimbo impara a riprodurre i suoni della lingua dei genitori.
- Altre scimmie hanno imparato a ordinare simboli su una lavagna magnetica, come fanno i bambini quando giocano.
- Altre ancora hanno imparato a comunicare usando un computer con una speciale tastiera fatta di simboli, che rappresentavano oggetti o concetti.
Questi animali hanno saputo usare il linguaggio in modo riflessivo e con creatività, dimostrandosi capaci di fare riferimenti al passato e al futuro, e anche di trasmettere informazioni su oggetti che non vedevano, ma di cui si ricordavano.
I COMPORTAMENTI INNATI
Se uno scoiattolo viene allevato in una gabbia ed è nutrito fin dalla nascita con cibo in polvere, che cosa fa quando riceve per la prima volta una noce?
Subito inizia a grattare con le zampe il pavimento della gabbia, come se volesse scavare una buca. Poi mette la noce nel punto in cui ha «scavato» e con il muso fa il gesto di ricoprirla di terra.
Questo comportamento sembra privo di senso, perché sul fondo della gabbia non c’è terra: quindi è impossibile scavare una buca e ricoprire la noce.
Il fatto è che per lo scoiattolo quest’azione è istintiva: anche se non ha mai visto prima una noce, appena la vede «sa» che la cosa giusta da fare è nasconderla sotto terra, al sicuro.
Tutti gli scoiattoli della sua specie fanno scorta di cibo in questo modo, per garantirsi la sopravvivenza quando fa più freddo e il cibo scarseggia.
Gli istinti dunque fanno parte del patrimonio genetico di ogni animale, come il colore del pelo o la forma del becco. I piccoli dei mammiferi, per esempio, quando nascono hanno per la prima volta fame, e cercano istintivamente il capezzolo della madre da cui succhiare il latte.
In modo simile gli uccelli e i ragni costruiscono il nido e le tele con tecniche ben precise, anche se non hanno mai visto prima un modello da seguire.
LA FUGA DAI PREDATORI
Per molte specie un’altra reazione istintiva si ha alla vista dei predatori.
Se un anatroccolo vede sopra di sé nel cielo la sagoma della figura, fuggirà subito se la sagoma si muove verso destra, mentre non reagirà affatto se la sagoma si muove verso sinistra. Come mai?
Nel primo caso la sagoma ricorda un uccello con il collo corto, la coda lunga e le ali nella metà anteriore del corpo: questa è la forma dei rapaci, e perciò l’anatroccolo fugge (anche se non ha mai visto un rapace).
Nel secondo caso invece la sagoma diventa un uccello con il collo lungo, la coda corta e le ali nella metà posteriore del corpo: ricorda quindi un’anatra adulta, e il piccolo non reagisce perché sa istintivamente che non si tratta di un pericolo.
I RIFLESSI
Se improvvisamente una luce ti abbaglia, subito le tue palpebre si chiuderanno in modo automatico. Questa azione non è un istinto ma un riflesso, che ci fa rispondere a uno stimolo in modo molto rapido e indipendente dalla nostra volontà.
I riflessi sono i più semplici meccanismi di comportamento, e in genere servono per proteggere l’organismo.
Così se tocchiamo qualcosa di bollente, il riflesso di ritrarre la mano evita il rischio di un’ustione. E il riflesso di grattarsi, in risposta allo stimolo del prurito, permette di eliminare eventuali parassiti (figura ).
I riflessi sono dovuti all’azione in rapida sequenza di alcune parti del sistema nervoso.
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