L’ETOLOGIA DEL CAVALLO
Il cavallo come oggi lo conosciamo è assai distante dal suo antenato selvatico, peraltro scomparso, non solo da un punto di vista anatomico, ma anche e soprattutto da un punto di vista comportamentale. Il cavallo moderno Ë, infatti, il risultato di migliaia di anni di manipolazioni genetiche ottenute tramite incroci volti a migliorare questa o quella caratteristica dell’animale e da questa lunga consuetudine con l’uomo anche il comportamento e la psicologia del cavallo si è modificata per adattarsi sempre di più alle richieste dell’uomo.
L’ETOLOGIA DEL CAVALLO
Non esistendo più branchi di cavalli realmente selvaggi la domanda qual è etologia del cavallo in natura non ha senso.
La quasi totalità di cavalli liberi che si trovano oggi sono, infatti cavalli allevati allo stato brado, cioè che non vengono ricoverati in scuderie e che non vengono nutriti dall’uomo, ma sono lasciati liberi in grandi pascoli.
Tali cavalli, però, sono tutt’altro che naturali in quanto i prelievi di capi eseguiti dagli allevatori, l’abbattimento di capi malati, il controllo e la difesa dai possibili predatori, svolto magari dall’elicottero, alterano non poco le condizioni ambientali e le condizioni sociali all’interno del branco.
Il cavallo è un animale forte e potente: corre, salta, nuota, trasporta grossi carichi. Ma in realtà in natura ama passare molte ore in relax a brucare l’erba e non gradisce poi così tanto gli ostacoli e nemmeno i carichi. Ha però una straordinaria capacità di adattamento ed è molto affettuoso non solo con i suoi simili ma anche con gli esseri umani.
IL COMPORTAMENTO GREGARIO
Il cavallo è un erbivoro e quindi la sua sopravvivenza è legata a due fattori principali: la capacità di trovare cibo e la capacità di difendersi in qualche modo dai predatori carnivori.
La prima necessità è soddisfatta dall’anatomia stessa del cavallo, che gli consente di effettuare lunghi spostamenti a buona velocità alla ricerca di pascoli ricchi.
La seconda necessità è invece soddisfatta dai comportamenti sociali e individuali del cavallo. I grandi predatori, quali il lupo o il leone, tendono a cacciare in gruppo e a cacciare individui isolati. Se, infatti, i predatori mettono in allarme il branco, che si dà compatto alla fuga, si può osservare gli stessi predatori che si guardano attorno con aria disorientata non sapendo quale individuo attaccare.
Da questo si può intuire come la prima difesa dai predatori sia rimanere in un branco compatto, e questa è la ragione per cui il cavallo è un animale gregario, che cerca cioè di stare assieme e vicino ai suoi simili.
I RAPPORTI CON GLI ALTRI CAVALLI
Il cavallo è un animale territoriale e gerarchico, questo significa che in un branco è possibile individuare una serie di ruoli e individui che dominano su altri, e che il branco stesso delimita una zona, il suo territorio, marcandone i confini con urine.
Tale zona viene difesa dalle intrusioni di animali appartenenti ad altri branchi. Ciascun branco è solitamente composto da un maschio adulto, lo stallone, e da alcune femmine con i puledri. I maschi restano nel branco della madre fino ai tre anni di età circa, ma durante il periodo del calore, lo stallone li tiene distanti dalle femmine.
Dopo i tre anni danno origine a piccoli branchi di coetanei che vivono ai margini dei branchi principali attendendo il momento opportuno per sfidare lo stallone, e in caso di vittoria, diventare loro i nuovi maschi dominanti.
Le femmine invece restano nel branco d’origine fino al primo calore, quando si aggregheranno ad altri branchi. All’interno del branco, inoltre, si stabiliscono dei legami di amicizia e di simpatia tra i vari individui che si manifestano attraverso lo stare sempre vicini, e dal fatto che gli amici si grattano reciprocamente quelle parti difficili da raggiungere. La coesione e l’equilibrio nel branco viene mantenuta anche attraverso l’espulsione dal territorio di individui estranei e un comportamento analogo lo si può riscontrare anche da parte di cavalli domestici.
LA LOTTA
Il cavallo è costretto a lottare, quando ad esempio si trova chiuso in un angolo e non riesce a scappare o quando nel branco vi sono dei puledrini piccoli non ancora in grado di muoversi.
Il cavallo, quindi, è dotato anche di armi di difesa personale. Esse sono principalmente i morsi e i calci con i posteriori. Dare il posteriore a qualcuno per il cavallo, perciò, è un gesto intimidatorio del quale si deve tener debito conto. Analogo comportamento il cavallo lo tiene di fronte a pericolo di cui non riesce a capire la provenienza.
I RAPPORTI CON L’UOMO
Corre, salta, nuota, trasporta carichi: è il cavallo. In realtà però ama anche il relax e l’ozio. Ed è molto amichevole con l’uomo.
A differenza di tanti altri animali con cui si entra in contatto più facilmente e per motivi diversi, il cavallo spesso lo vediamo solo nei maneggi, una volta ogni tanto. Magari lo cavalchiamo e qualche volta tentiamo un approccio, carezzandolo con un po’ di timore. Pur essendo infatti un animale addomesticato da molto tempo, ha mantenuto una parte selvatica che lo rende affascinante e misterioso allo stesso tempo.
Eppure il rapporto con l’uomo è fondamentale per il cavallo addomesticato. È importante anche una carezza dall’amico uomo: per soddisfare quelle che gli etologi chiamano esigenze di socialità interspecifica. Il contatto quotidiano prolungato del cavallo con un essere umano, può avvenire attraverso la cura del corpo: spazzolandolo, o strigliandolo, pulendogli gli zoccoli (allogrooming, in termini scientifici). Ma anche attraverso il dialogo: ai cavalli piace che si parli loro a lungo.
LA PSICOLOGIA DEI CAVALLI
Noto per essere un animale facilmente addomesticabile, può tuttavia creare una serie di problemi con il tempo.
Chi alleva i cavalli nei maneggi deve tener conto che l’animale non può restare chiuso nel suo box per l’intera giornata, ma ha necessità di essere lasciato libero di muoversi.
È un animale molto intelligente e socievole non a caso è anche impiegato nella pet-theraph. Riesce a stabilire un rapporto di fiducia con l’uomo, a patto ovviamente che vengano rispettati i suoi tempi e necessità.
Il tatto è uno dei mezzi primari, insieme alla voce, mediante i quali si può entrare in empatia con lui. Sarà molto importante quindi accarezzarli e parlargli.
Tuttavia, è bene specificare che ogni animale ha un suo carattere e una sua psicologia, dettata molto dalle esperienze di vita e dalle persone con cui è venuto a contatto
QUANDO E PERCHÈ I CAVALLI NITRISCONO
In realtà chi vive a contatto con i cavalli sa quanto poco ‘parlino’. Si tratta infatti di animali abbastanza tranquilli. Eppure, all’interno di un branco, la comunicazione è continua, ma si effettua attraverso i movimenti della testa e le posture del corpo, anche piccoli. Basterà cambiare direzione dello sguardo, muovere le orecchie o la coda per inviare messaggi agli altri animali.
L’ampiezza del campo visivo del cavallo rende questi scambi particolarmente eloquenti. Gesti, espressioni e posture sono perfettamente chiari e comprensibili per gli animali dello stesso gruppo, tanto da rendere superflua la vocalizzazione, quando gli animali sono vicini.
Il nitrito è il risultato di una profonda inspirazione e successiva espulsione dell’aria che, passando nella laringe, fa vibrare le corde vocali. Variando l’apertura di gola, bocca e labbra, l’animale riesce a modificare la tensione delle corde vocali e, quindi, la natura e la vigorosità del nitrito.
Esistono tutta una gamma di nitriti. Il vicino più frequente è quello di chiamata: è il più forte e il più lungo. È quello del cavallo isolato, che vede i suoi compagni allontanarsi, e vuole richiamare l’attenzione e attende una risposta che gli permetta di localizzare il branco.
Per lanciare l’allarme, il cavallo alza la testa e apre la bocca, per emettere un nitrito potente. Inoltre, nitrendo il cavallo esprime le sue emozioni. Se hanno paura o vogliono scacciare un altro animale, fanno una specie di squittio tagliente che suona come un grido di rabbia.
Quando il cavallo vuole esprimere il suo piacere, emette un vicino piuttosto breve, che a volte ripete più volte. Succede quando gli si porta del cibo, quando arriva il suo padrone o un compagno atteso.
Anche la cavalla e il suo puledro comunicano attraverso i nitriti: dal semplice “dove sei?” all’avviso di una possibile minaccia.
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