LE ABILITA’ DEL GECO (Seconda Parte)
L’AUTOTOMIA
L’autotomìa è la capacità di alcuni animali di perdere una parte del corpo o di automutilarsi. Viene usata come strategia di difesa lasciando una parte non vitale (un arto o la coda) al predatore. Mentre la parte abbandonata continua a contrarsi distraendo il predatore, la preda è libera di fuggire. La parte monca è destinata a ricrescere.
Praticano l’autotomia le lucertole con la coda, gli insetti con le zampe, alcuni granchi con le chele. L’autotomia è documentata anche in alcuni molluschi, echinodermi (stelle marine e crinoidi) ed anche alcuni pesci, tra i quali il regaleco, pesce d’acqua salata vivente negli oceani; il regaleco usa questo sistema per difendersi dagli attacchi degli squali e di altri predatori marini.
L’AMPUTAZIONE VOLONTARIA DELLA CODA
La coda serve in molte specie come un deposito di energia su cui l’animale può affidarsi in condizioni sfavorevoli. La coda può anche essere estremamente fragile e se staccata viene rapidamente rigenerata nella sua forma originale.
L’animale ha molti geni che intervengono nella proliferazione delle cellule e il modellamento dei tessuti. Alcuni geni sono associati alla rigenerazione della coda, che i gechi attaccati da un predatore possono perdere.
Grazie ad un processo di autotomia, mediante la contrazione di muscoli appositi, il geco è in grado di amputarsi volontariamente la coda. Questo processo gli ritorna utile per distrarre i predatori e quindi liberarsi di loro senza correre il rischio di essere mangiato. La coda successivamente ricresce velocemente e della stessa lunghezza.
Come la maggior parte delle lucertole anche i gechi sono in grado di amputarsi volontariamente la parte finale della coda attraverso la contrazione dei muscoli. Di solito ricorrono a questo stratagemma per distrarre o sfuggire ai predatori. La coda, poi, ricresce successivamente. I gechi sono le uniche lucertole capaci di cantare e di emettere dei suoni che utilizzano per socializzare con gli altri esemplari della specie.
Grazie ad un processo di autotomia, mediante la contrazione di muscoli appositi, è in grado di amputarsi volontariamente la coda. L’autotomia gli ritorna utile per distrarre i predatori e quindi liberarsi di loro senza correre il rischio di essere mangiato. La coda successivamente ricresce velocemente e della stessa lunghezza.
I colori dei gechi sono solitamente scialbi, con una predominanza di grigio, marrone e bianco sporco.
LA RIGENERAZIONE DELLA CODA
I gechi possono staccare la coda quando vengono attaccati e questo processo fisiologico adattivo si è evoluto in molti animali sauri per consentire una rapida fuga dai predatori. Sul distacco della coda, molteplici percorsi di rigenerazione dei tessuti avviano alcuni processi di riparazione conservati, tra cui la guarigione delle ferite, la formazione di blastema e il rimodellamento dei tessuti. Successivamente, una nuova coda crescerà entro pochi mesi
Il corpo del geco è lungo e slanciato, con coda grassottella in grado di staccarsi dalla sesta vertebra come meccanismo difensivo (autotomia) e poi rigenerarsi, senza alcun trauma per l’animale. Non si riformano però le vertebre perdute, bensì solo la cartilagine e a volte risulta visibile la differenza di struttura.
Per questo motivo i gechi vanno sempre afferrati per il corpo, sostenendo la pancia con le mani.
I tempi e le modalità del coinvolgimento dei geni nella rigenerazione della coda di G. japonicus sono un argomento interessante per ulteriori studi. Inoltre, le specie di geco possono anche servire da modello importante per gli studi sulla determinazione del sesso e sulle strategie riproduttive, per i motivi in cui queste specie si situano sui nodi cambiando la determinazione del sesso ambientale in determinazione del sesso genetico, il modello di oviparietà in quello di viviparietà.
LE ZAMPE DEL GECO
Le zampe del geco comune sono dotate di particolari cuscinetti situati sulle punte delle dita che gli consentono di restare saldamente aggrappato ai muri.
La caratteristica principale del geco è la sua capacità di aderire a una grande varietà di superfici, senza la necessità di usare secrezioni adesive. Questo è possibile grazie ad un tipo di legame elettrico, detto “forza di Van der Waals” (si verifica quando gli elettroni di un atomo creano un campo magnetico che stimola e attrae gli elettroni di un atomo vicino), un’attrazione che si verifica tra le molecole dei peli che ha sui palmi delle zampe e la superficie sulla quale si posiziona. Ognuno di questi peli della zampa può sostenere il peso di una formica.
LA PRESA DELLE ZAMPE
Ne esistono diverse varietà ma hanno tutte in comune una caratteristica fondamentale: la presa delle loro zampe. La loro forza adesiva, dovuta non a una sostanza collante bensì alle setole che ne ricoprono la parte sottostante, consente di aderire perfettamente alla superficie sulla quale passeggiano. Insomma se ci capita di avvistarne uno sul muro di casa probabilmente avremo la possibilità di osservarlo a lungo: il geco infatti tende a restare immobile per diverso tempo.
Coloro che pensano che il geco sia dannoso dovranno ricredersi: in realtà il fatto che questo rettile si nutra di insetti, mosche e scarafaggi può rappresentare la nostra salvezza, soprattutto nei mesi estivi quando blatte e altri simili invadono case e città. Quindi di certo la sua dote più grande è la velocità dello scatto: i movimenti rapidi e la presa delle zampe gli consento di arrampicarsi ovunque e in poco tempo.
Il suo istinto innato di difendere il territorio lo rende un animale piuttosto minaccioso nei confronti degli altri, che spesso vengono ingannati dalla sua calma apparente
LE SETOLE DELLE ZAMPE DEL GECO
Le setole presenti sotto le zampe del geco sono incredibilmente concentrate nei pochi millimetri quadrati delle sue piccole zampe. Sono circa 14000 setole per millimetro quadrato, distribuite in centinaia di direzioni le cui estremità sono larghe 0,2 micromeri.
IL GECO “DIVENTA ROBOT” E CAMMINA SUGLI SPECCHI
L’Università di Manchester ha sviluppato il primo nastro adesivo basato sulla riproduzione sintetica delle setole presenti sotto le zampe. Tre anni più tardi, lo stesso processo ha permesso alla Stenford University di costruire Stickybot, il primo geco robot in grado di camminare su vetri e specchi. Anche il Pentagono si è interessato a questi prototipi per sviluppare guanti e scarpe che permettano di arrampicarsi su ogni superficie.
LA VOCE DEL GECO
A differenza di altri rettili, la maggior parte dei gechi ha una voce, la chiamata è diversa dalla specie e va da un clic debole o un cinguettio a un suono stridulo
I gechi sono i soli rettili dei paesi temperati dotati di voce, emettono cioè un verso simile a uno squittio.
I gechi, a differenza degli altri rettili presenti in natura, sono gli unici che riescono ad emettere un verso, un vero e proprio suono, che emettono quando si trovano in pericolo, I maschi di questa specie utilizzano questa funzione vocale anche quando intendono richiamare l’attenzione delle femmine.
Una cosa unica dei gechi è il fatto che essi sono i soli rettili dei paesi temperati dotati di voce, emettono cioè un verso, molto particolare, che non è un vero e proprio sibilo, ma una sorta di vocalizzo o squittio. Hanno anche la possibilità di esprimersi a voce: non si tratta di un sibilo come quello dei serpenti, ma di un vero e proprio verso.
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