LE VARIAZIONI E LA DISTRUZIONE DELL’HABITAT
La distruzione dell’habitat è un fattore rilevante, che può far diminuire la popolazione di una specie e può metterla in pericolo o portarla all’estinzione, ma che allo stesso tempo potrebbe favorire altre specie, già presenti o nuove.
Un bioma è l’insieme della flora e fauna che vive in un habitat ed occupa una certa geografia.
L’habitat non equivale all’habitat-tipo, da intendere come la vegetazione dominante (struttura e composizione floristica). Pur essendo approccio grossolano, è valido per applicazioni su vasta scala e sottolinea il ruolo degli stadi seriali in una successione ecologica.
LA SUCCESSIONE ECOLOGICA
La successione ecologica è il processo attraverso il quale le specie occupano un ambiente fisico e ne determinano le modificazioni.
Con la locuzione successione primaria si indica la colonizzazione di un territorio ancora vergine, cioè mai occupato da esseri viventi. Questo processo è apportato in genere da specie molto resistenti a condizioni estreme, quali microbi, muschi e licheni. Per questa caratteristica, queste specie sono definite “specie pioniere”.
Si parla di successione secondaria quando una comunità rimpiazza un’altra o colonizza un ambiente già occupato da una comunità che è stata distrutta o gravemente compromessa da un fattore di disturbo.
IL FATTORE DI DISTURBO
Un disturbo è un cambiamento temporaneo delle condizioni ambientali che causa un cambiamento pronunciato in un ecosistema. Spesso, i disturbi agiscono velocemente e con grandi effetti, per alterare la struttura fisica o la disposizione di elementi biotici ed abiotici. I disturbi possono anche avvenire in un periodo di tempo esteso e possono influenzare la biodiversità all’interno di un ecosistema.
Fra i principali disturbi ecologici vi sono gli incendi, le inondazioni, le tempeste, le invasioni di insetti. Possono essere considerati disturbi primari i terremoti, i vari tipi di eruzioni vulcaniche, gli tsunami, gli impatti astronomici, i cambiamenti climatici e gli effetti devastanti dell’impatto umano sull’ambiente (disturbi antropogenici) come il taglio raso, il disboscamento e l’introduzione di specie aliene. I disturbi possono avere effetti immediati e profondi sugli ecosistemi e possono, di conseguenza, alterare grandemente la biocenosi. A causa di tutto ciò e dell’impatto sulla popolazione, un disturbo determina il cambiamento delle specie dominanti, e varie specie diventano conseguentemente dominanti man mano che le caratteristiche storiche della loro vita e le forme di vita associate vengono mostrate nel tempo.
Diverse specie, o diverse fasi del ciclo vitale della stessa specie, mostrano affinità con determinati stadi seriali e ciò implica che con il procedere della successione, gli “habitat” per le specie variano nel tempo causando cambiamenti delle popolazioni.
L’IMPATTO
L’asportazione del soprassuolo su vaste aree (spesso con confini geometrici rispecchianti le particelle catastali) può avere un forte impatto sul paesaggio. Anche l’impatto ambientale di questo tipo di trattamento boschivo è notevole dato che priva tutti gli animali di una vasta area di ogni possibile rifugio o luogo di nidificazione. Se effettuato in terreni acclivi può mettere in pericolo la stabilità dei versanti.
Si possono verificare condizioni di pionierismo su suolo maturo (sviluppo di infestanti), degradazione della sostanza organica o humus che viene fortemente mineralizzato e subito dilavato.
Inoltre sono possibili danni da vento su piante da sempre abituate ad essere protette dalle vicine e che si trovano isolate all’improvviso, più frequenti nel taglio con riserve o nelle particelle accanto alla tagliata.
LE SPECIE AUTOCTONE
Una specie autoctona di una data regione è una specie che si è originata ed evoluta nel territorio in cui si trova. Non va confusa con la naturalizzata, una specie alloctona ormai caratterizzata da popolazioni che si autosostengono, o indigena, una specie che non si è evoluta nella zona in cui è presente ma vi si è stabilita da molto tempo, per azione dell’uomo, tanto da presentare variazioni ed adattamenti particolari in risposta al nuovo ambiente. Ulteriore distinzione va fatta per la specie endemica, particolare categoria di autoctona, caratterizzata da un areale molto ristretto e localizzato, come il tritone sardo.
DIFFERENZE TRA AUTOCTONO E ALLOCTONO
All’opposto della specie autoctona troviamo l’alloctona, anche definita aliena, una specie che non è originaria della zona in cui è presente ed è stata immessa dall’uomo.
La diffusione delle specie aliene è sempre legata a fattori antropici.
Fra i vettori noti ci sono:
- Le acque di zavorra delle navi, ad esempio caricate in paesi tropicali e scaricate nei porti europei piene di larve (ad esempio molte specie di meduse, di molluschi).
- Animali fuggiti da allevamenti (ad esempio la nutria).
- Animali tenuti da compagnia e rilasciati in cattività (ad esempio alcune specie di pappagalli, di tartarughe e testuggini, ma anche grandi mammiferi come nel caso del coniglio e del cane dingo che, per diversi motivi, hanno storicamente creato enormi danni ambientali ed economici in Australia).
LE CATEGORIE DI BIOINVASIONE
La Convenzione sulla diversità biologica ha individuato sei differenti categorie riguardo alle cause della bioinvasione:
- Rilascio volontario di selvaggina in natura, agenti per il controllo biologico, piante utilizzate per modellare il paesaggio.
- Fuga da giardini, da impianti di itticoltura, o da giardini zoologici.
- Contaminazione con piante, agenti patogeni o infestanti trasportati involontariamente.
- Trasporto di “clandestini” in acqua di zavorra, nel trasporto merci, negli aerei cargo.
- Corridoi (ad es. strade, canali) con particolare accento sul ruolo svolto dalle infrastrutture di trasporto.
- Migrazione spontanea (la diffusione naturale in un determinato territorio di una specie alloctona).
LA SPECIE ALIENA
La parola alieno deriva dal latino alius, corrispondente del termine greco allòs, che significa altro; letteralmente che appartiene ad altri, estraneo.
Per specie aliena, in biologia, si intende una qualsiasi specie vivente (animale, vegetale o fungo) che, a causa dell’azione dell’uomo (intenzionale o accidentale), si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico. In tal caso, si parla anche di specie alloctona.
L’ADATTAMENTO DELLA SPECIE ALIENA
- Una specie aliena che si inserisce in un nuovo habitat può essere non adatta o non in grado di adattarsi e quindi estinguersi nel nuovo areale o mantenere livelli di popolazione molto bassi, magari solo per un breve periodo di tempo.
- Esistono molti casi in cui, però, una specie aliena riesce ad adattarsi e a sopravvivere in un habitat nuovo e differente da quello in cui essa si è evoluta e in cui normalmente vive. In questi casi la specie può prosperare nel nuovo ambiente, riproducendosi anche in grandi numeri e per lunghi periodi di tempo.
- In molti casi, una specie aliena che si adatta a un nuovo habitat ne altera l’equilibrio, ad esempio entrando in competizione con una o più specie autoctone. In alcuni casi, la specie alloctona prende il sopravvento su una o più specie originarie, portando le popolazioni autoctone persino all’estinzione. Uno dei frequenti motivi del vantaggio delle specie aliene su quelle autoctone è l’assenza di predatori e parassitispecifici che possano frenare la crescita di queste popolazioni.
L’INTRODUZIONE DI SPECIE ALIENE
Ad oggi sono migliaia, le specie aliene introdotte pressoché in tutti gli ambienti del mondo, spesso con risultati di considerevole impatto ambientale ed economico. In Europa si stima che siano state introdotte oltre 13000 specie aliene, e che oltre 1300 di queste causino impatti negativi sull’ambiente.
LA SINNECROSI
La competizione o sinnecrosi si può definire come un’interazione biologica tra organismi o specie per la quale l’attitudine (o adeguamento biologico) di uno è ridotta a causa della presenza dell’altro. Esiste una limitazione della quantità di perlomeno una risorsa usata da entrambi gli organismi o specie; tale risorsa può essere cibo, acqua, territorio, possibilità di accoppiamento.
LA BIOCENOSI
In ecologia il termine biocenosi (o comunità) deriva dalle parole di lingua greca βιος (bios = vita) e κοινος (koinosis = comune) ed indica la comunità delle specie di un ecosistema che vive in un determinato ambiente, o, meglio, in un determinato biotopo (dal greco βιος = vita e τοπος = luogo), cioè un’area in cui le condizioni fisico-chimiche ed ambientali sono costanti. Il biotopo, per le sue caratteristiche, può essere definito come l’unità fondamentale dell’ambiente. L’ecosistema è formato quindi da biocenosi e da biotopo.
L’ESTINZIONE DELLA SPECIE
L’estinzione nella biologia è la scomparsa di una determinata specie di organismi viventi: è contrapposta alla speciazione, il processo opposto per cui una nuova specie nasce a partire da una preesistente.
Le cause principali di una estinzione possono essere diverse:
- Un mutamento improvviso dell’ambiente in cui vive la specie, tanto che gli esemplari non riescono ad adattarsi.
- La comparsa di una specie concorrente (per il cibo) o di una specie predatrice.
IL RISCHIO ESTINZIONE
I campanelli d’allarme che segnalano il rischio di estinzione di una specie sono due:
- La diminuzione dello spazio vitale, cioè dei territori e habitat che questa specie occupa.
- La diminuzione del numero di esemplari della specie stessa. In linea di massima, una popolazione di 5.000 esemplari e/o un habitat limitato a solo uno o due siti sono considerati i limiti al di sotto dei quali una specie corre un serio rischio di estinzione.
Per questo motivo le specie considerate più “fragili”, che cioè sono potenzialmente più esposte a questo pericolo, sono quelle più specializzate e che occupano particolari e ristrette nicchie ecologiche:
- Perché si cibano esclusivamente di un particolare cibo, come il panda.
- Perché vivono solo su certe particolari isole, come le tartarughe giganti delle isole Galapagos.
All’altro estremo, specie onnivore estremamente diffuse e adattabili, come i topi, le mosche, gli scarafaggi e l’uomo, non corrono rischi di estinguersi a meno di eventi straordinari su scala planetaria.
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