LA DOMESTICAZIONE DEL GATTO
Si chiama domesticazione il lungo processo svolto dall’uomo, sin dall’antichità, per ottenere, da una specie selvatica, un animale domestico.
La domesticazione è il processo mediante il quale un animale viene allevato in cattività per profitto economico a vantaggio di una comunità umana che ha un totale controllo sulla sua riproduzione, sull’organizzazione del suo territorio e sul procacciamento del cibo di cui esso abbisogna. Per alcune specie, però, la relazione che si è instaurata tra uomo ed animali sembra essere basata su altre premesse, come ad esempio il piacere di avere “compagnia”.
Nel caso del gatto e di altri animali (come il cane), sono veri entrambi i punti di vista.
Si afferma che le varie specie animali sono state addomesticate dall’uomo perché in qualche modo a lui utili.
Senza l’intervento dell’uomo non potremmo avere in Italia 8 milioni di bovini, di pecore, etc., che occupano spazi più adatti ad altre specie. Nell’ambito delle razze avremmo il sopravvento della bovina Frisona, della pecora Sarda e del cane da pastore tedesco, etc. , senza l’alleanza con l’uomo.
PERCHE’ ADDOMESTICARE IL GATTO
L’addomesticamento di animali selvatici precede probabilmente l’origine dell’agricoltura.
Ma perché proprio il gatto ad essere addomesticato? Diverse sono state le specie utilizzate per la lotta ai topi: furetto, donnola, bisce, etc. Il gatto è stato preferito perché ha un “valore aggiunto”: è commestibile.
L’addomesticamento del gatto è stata con una di selezione profondamente diversa dal cane:
- Cattura e mantenimento del gatto, senza tentativi di regolare il suo comportamento (leggero decremento della taglia).
- Controllo della riproduzione e del comportamento (maggiori cambiamenti nella taglia).
- Gatto pienamente addomesticato solo durante gli ultimi 150 anni.
Non si hanno informazioni certe sul processo che ha portato del gatto selvatico al gatto domestico, le ipotesi relative al motivo per il quale il gatto è stato addomesticato sono essenzialmente:
- Come fonte di cibo
- Come aiuto nel controllo dei ratti e di altri animali che rovinavano le riserve alimentari umane
- Per credenze religiose (il culto egizio adorava il gatto come portatore di un principio divino)
- Per compagnia
IL GATTO NEL’ANTICO EGITTO
Il gatto (F. lybica) non aveva particolare importanza presso gli Egizi fino a circa 3000 anni fa. Poi, cominciò a essere raffigurato come una delle manifestazioni del dio del Sole, Ra. Intorno a 1500 anni fa, venne associato alla dea Hathor. Infine, intorno a 1000 anni fa, fu associato alla figura della dea Bastet (energia sessuale)
A partire dal VI sec d.C. il gatto è completamente addomesticato, le raffigurazioni di gatti nelle tombe egizie diventano molto frequenti. L’occhio del gatto cambia forma e luminescenza in base a posizione e luce solare e lunare associato a forme divine. Ci sono rivenute raffigurazioni di gatti come custodi del deposito di grano o di cereali.
IL GATTO SELVATICO
Secondo le teorie più accreditate la storia del gatto domestico (nome scientifico: Felis silvestris catus) inizia principalmente con il gatto selvatico africano (nome scientifico: Felis silvestris lybica), che viveva, e vive ancora oggi, in ambienti aridi, come steppe, savane e zone con arbusti.
Il gatto selvatico africano è di colore variabile dal marrone sabbia al grigio-giallo, con strisce nere sulla coda. E’ snello e ha una corporatura esile, è più piccolo del comune gatto europeo. Sembra avere particolare affinità con le persone.
Non sappiamo di preciso l’epoca in cui l’uomo addomesticò il gatto, alcuni studi fanno risalire l’inizio del processo a 9000 o 7000 anni prima di Cristo in Palestina, altri intorno al 3000 avanti Cristo in Egitto.
D’altra parte, nei siti preistorici si ritrovano abbastanza spesso resti di animali simili a gatti, insieme ad altri (volpi, tassi…); non possiamo però sapere se fossero tenuti come compagnia, come fonte di carne o di pelli.
LA DOMESTICAZIONE DEL GATTO
Le prime scoperte paleontologiche situavano i primi siti della domesticazione del gatto in Egitto, verso il 2000 a.C., ma la scoperta nel 2004 di resti di gatto vicino a quelli di uomini in una sepoltura a Cipro porta l’inizio di questa relazione tra i 7500 e i 7000 anni prima di Cristo.
Il gatto scoperto presenta una morfologia molto simile a quella del gatto selvatico africano, senza le modifiche dello scheletro dovute alla domesticazione: si tratta di un gatto addomesticato piuttosto che domestico.
La coabitazione dei gatti con gli uomini è probabilmente cominciata con l’inizio dell’agricoltura: l’immagazzinamento del grano ha attirato i topi e i ratti, che a loro volta hanno attirato i gatti, loro predatori naturali. Lo studio condotto da Carlos Driscoll su 979 gatti ha permesso di definire la probabile origine del gatto domestico nella regione della mezzaluna fertile in Mesopotamia.
Sebbene gran parte degli etologi concordi nel definire il gatto domestico discendente del gatto selvatico africano (Felis silvestris lybica), alcuni esemplari di Felis chaus, un piccolo felino africano parente stretto del gatto, sono stati ritrovatimummificati nelle tombe egiziane, presumibilmente addomesticati. Questo, oltre alla similitudine morfologica delcranio, ha portato alcuni studiosi a formulare l’ipotesi che il gatto domestico discenda dal Felis chaus, e non dal Felis lybica; altri ancora sostengono che siano avvenute ibridazioni.
CHI HA ADDOMESTICATO IL GATTO
Secondo alcuni studiosi il primo incontro tra gatto e uomo potrebbe essere avvenuto principalmente grazie al fatto che il gatto controllava la popolazione dei roditori, che distruggevano le scorte di cibo umane. Il gatto quindi gravitava intorno agli insediamenti umani trovando cibo e l’uomo lo lasciava fare perché gli era utile.
Quindi non sono stati gli uomini a prendere dei gatti e a metterli in gabbia, gli uomini semmai hanno più o meno permesso ai gatti di addomesticarsi da soli”.
QUANDO INIZIÒ IL PROCESSO DI DOMESTICAZIONE DEL GATTO?
Quando sia avvenuta la domesticazione del gatto è tuttora oggetto di dubbi. I resti più antichi di gatto sicuramente domestico sono stati ritrovati in Egitto e risalgono al 4000 a.C. E’ possibile ipotizzare che i primi gatti si siano avvicinati agli insediamenti umani alla ricerca di prede, come piccoli roditori, o cibo e che gli uomini, constatata la loro innegabile abilità di predazione, ne abbiano tollerato ed incoraggiato la presenza nelle vicinanze di case e granai.
Il fatto che la domesticazione del gatto sia avvenuta in Egitto potrebbe dipendere anche dall’inusuale passione che questo popolo aveva per gli animali in generale, al di là di qualsiasi tipo di vantaggio pratico o economico.
Nella civiltà egizia si giunse persino a vietare lo spostamento di gatti verso altri paesi e ad inviare agenti speciali per rimpatriare i soggetti esportati clandestinamente. Nonostante queste precauzioni, il destino dei gatti fu di diffondersi lentamente in altre aree geografiche, spesso portati di nascosto sulle navi.
In Egitto tra il 2000 ed il 1500 a.C. il gatto venne considerato una delle manifestazioni del dio del sole Ra e poi associato al culto di Bastet, dea della fertilità, natalità e maternità.
La nostra storia del gatto domestico continua poi con i Greci, furono loro infatti ad introdurre il gatto in Europa verso il 500 a.C. Inoltre dall’Egitto il gatto raggiunse anche i paesi arabi, dove venne accolto favorevolmente.
Il gatto arrivò nel lontano Oriente verso il 200 a.C., dall’India raggiunse la Cina e poi il Giappone. Dal decimo secolo d.C. il gatto si ritrova in quasi tutta l’Europa e l’Asia.
Solo dopo il 1500, invece, il gatto arrivò in America, in Australia e in Nuova Zelanda.
IL GATTO NEL MEDIOEVO E NEL RINASCIMENTO
Il Medioevo fu un periodo di ostilità ed addirittura persecuzione verso il gatto, che era considerato una manifestazione del demonio e un amico delle streghe!
I Romani furono probabilmente i responsabili dell’introduzione del gatto in Europa, dove, durante il Medio Evo, da simbolo benevolo di fertilità femminile, cominciò ad essere visto come demone e compagno di streghe e negromanti e divenne vittima innocente di crudeli persecuzioni, soprattutto se di colore nero.
Nonostante alcune malattie fossero portate dai ratti, che il gatto poteva contrastare efficacemente, esso continuò a non essere ben visto, più o meno fino al 1600, quando invece si capì che l’animale poteva essere utile a liberare i centri abitati dai ratti, portatori della peste. Nel 1700, infine, i gatti vennero accettati come veri e propri animali domestici.
È solo nel Rinascimento che questo trend negativo viene lentamente superato ed è nella Parigi del XIX secolo che i gatti furono associati, probabilmente in virtù del loro spirito libero ed ineffabile, agli artisti ed agli intellettuali.
A partire dal XIX secolo, molto più tardi rispetto al cane, alcuni allevatori inglesi iniziarono a differenziare le prime razze feline. Durante il periodo vittoriano, in Gran Bretagna, le esposizioni feline divennero un evento mondano di forte richiamo per la nobiltà inglese. Attualmente sono riconosciute più di 100 razze di gatti.
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