IL MISTERO DELLE LIBELLULE GIGANTI
Gli insetti della preistoria erano giganteschi, con alcune specie, come la libellula, che arrivavano ad aperture alari da ben 70 centimetri, ma l’arrivo dei predatori li costrinse a rimpicciolirsi. Lo studio, condotto dai due ricercatori americani, a Santa Cruz, rivela come erano fatte 300 milioni di anni fa quelle che oggi sono tra le più piccole creature sulla Terra.
PERCHÈ GLI INSETTI DIVENTARONO PIÙ GRANDI
Gli esperti, che hanno messo a punto una banca dati di oltre 10.500 insetti fossili e che copre circa 320 milioni di anni, ipotizzano che le enormi dimensioni degli insetti preistorici furono favorite dall’aumento dei livelli di ossigeno atmosferico, disponibile fino al 30%. “Quando l’ossigeno aumentò, gli insetti diventarono più grandi. Quando invece è diminuito le loro dimensioni si sono ridotte”.
Perché 300 milioni di anni fa questi insetti diventarono grandi come uccelli? Secondo una nuova ricerca fu per evitare un’overdose di ossigeno.
Un tempo sulla terra vivevano libellule grandi come gabbiani.
LE LIBELLULE DURANTE IL CARBONIFERO
300 milioni di anni fa, durante il Carbonifero, il cielo era dominato da libellule e altri insetti grandi come gabbiani. Il perché delle loro dimensioni è rimasto per lungo tempo un mistero.
Secondo la teoria più accreditata, questi antichi insetti diventarono dei giganti grazie ad un surplus di ossigeno nell’atmosfera terrestre. Una nuova ricerca sembra però confermare il detto che il troppo… stroppia! Secondo lo studio infatti gli insetti più giovani, allo stadio larvale, sarebbero stati costretti ad aumentare le loro dimensioni, e questo proprio per evitare un avvelenamento da ossigeno.
L’ossigeno ha degli effetti sugli insetti adulti, ma le sue ripercussioni sono molto più marcate sulle larve. Ecco perché puntare l’attenzione sulle larve ci potrebbe aiutare a capire prima di tutto perché esistevano insetti così grandi, e poi perché scomparvero”.
L’OSSIGENO TOSSICO
Le libellule e gli scarafaggi giganti sono molto diffusi tra fossili del Carbonifero, il periodo che va dai 359 ai 299 milioni di anni fa.
In quel periodo, lo sviluppo in aree pianeggianti di vaste foreste paludose determinò un importante aumento dei livelli di ossigeno atmosferico, che raggiunse valori dal 30 al 50 per cento più elevati di quelli attuali.
E proprio in questi ambienti ricchi di ossigeno, secondo le precedenti teorie sul gigantismo, gli insetti adulti raggiunsero dimensioni sempre maggiori e senza grandi dispendi di energia.
Gli studiosi hanno invece puntato l’attenzione sugli effetti che le variazioni dei livelli di ossigeno hanno sulle larve dei plecotteri, l’ordine a cui appartengono anche le libellule. Durante il Carbonifero, le alte concentrazioni di ossigeno nell’aria si riflettevano in elevate concentrazioni anche nell’acqua, l’ambiente di crescita delle larve di libellula.
I RISULTATI DELLA RICERCA
I risultati della ricerca dimostrano che le larve dei plecotteri sono molto più sensibili alle fluttuazioni di ossigeno rispetto agli individui adulti. Questa diversa sensibilità potrebbe dipendere dal fatto che, in genere, le larve degli insetti assorbono l’ossigeno direttamente attraverso la pelle. In questo modo non riescono a esercitare un controllo efficace sulla quantità di gas che assorbono. Al contrario, gli insetti adulti riescono a regolare l’assorbimento dell’ossigeno grazie all’apertura o alla chiusura di valvole specifiche, gli spiracoli tracheali.
L’ASSUNZIONE DI OSSIGENO
L’ossigeno, elemento cruciale per la vita, se assunto in grandi quantità può però rivelarsi tossico: negli esseri umani un eccesso di ossigeno causa danni a livello cellulare, provocando nausea, danni alla vista, difficoltà respiratorie e convulsioni.
Molto probabilmente anche le larve degli insetti preistorici assorbivano l’ossigeno dall’acqua, in maniera passiva e senza una buona capacità di regolazione. Una condizione potenzialmente pericolosa, come accadde appunto nel Carbonifero, quando le concentrazioni di ossigeno diventarono elevate.
IL RIMEDIO ALL’INTOSSICAZIONE DA OSSIGENO
Una soluzione efficace nel diminuire il rischio di un’intossicazione da ossigeno potrebbe essere stata quello di aumentare le proprie dimensioni. Se mettiamo a confronto due larve, una grande e una piccola, la larva più grande assorbirà una percentuale minore di gas. Questo perché, se un organismo diventa più grande, la sua area superficiale diminuirà rispetto al suo volume.
MENO OSSIGENO, SCARSO RENDIMENTO
Questa nuova teoria potrebbe inoltre spiegare come gli insetti giganti siano riusciti a sopravvivere nonostante l’abbassamento della concentrazione di ossigeno nell’atmosfera terrestre.
Anche se è stato l’ossigeno a spingere verso l’evoluzione di forme giganti di insetti, questo non significa che concentrazioni minori di ossigeno inducano una morte immediata. Piuttosto, questa diminuzione potrebbe aver compromesso le performance degli insetti più grandi, rendendoli più lenti nel volo. Proprio queste prestazioni ridotte, potrebbero aver favorito altre specie di insetti nella competizione con questi giganti.
L’ESTINZIONE DEGLI INSETTI GIGANTI
Gli insetti giganti sarebbero caduti preda degli uccelli per un motivo ben preciso: la manovrabilità di qualsiasi oggetto volante dipende dalle sue dimensioni. Gli oggetti piccoli sono molto più maneggevoli di quelli grandi. Così gli insetti grandi sarebbero stati dei facili bersagli. Ma è possibile anche che gli uccelli e le libellule giganti possano essere state in competizione per lo stesso cibo.
Forse non si saprà mai, ma ciò che, in conclusione, è certo è che se non fosse stato per gli uccelli, gli insetti moderni probabilmente sarebbero molto più grandi: sulla base dei livelli di ossigeno attuali gli insetti moderni più grandi, oggi potrebbero essere anche tre volte più grandi di quanto non siano già.
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