LA CLASSIFICAZIONE DEI PRIMATI: PROSCIMMIE, SCIMMIE E HOMO SAPIENS (Seconda Parte)
L’infraordine dei Tarsiformi risulta essere “conteso” fra gli strepsirrini e gli aplorrini: l’anatomia di specie come il tarsio filippino (Tarsius syrichta) sembrerebbe accomunarli alle proscimmie, mentre l’analisi genomica mediante sequenziamento li avvicina alle scimmie più evolute, che risultano essere all’interno degli aplorrini, nell’infraordine degli Simiiformi. Questi, a loro volta sono divisibili in due gruppi, a seconda della loro distribuzione geografica (che in questo caso denota vicinanza evolutiva): i Platarrini sono anche chiamati “scimmie del Nuovo Mondo”, in riferimento all’America; i Catarrini invece “scimmie del Vecchio Mondo”, ovvero l’Africa.
- Fanno parte dei Platarrini le specie caratterizzate da dimensioni generalmente piccole, adatte a muoversi nella fitta foresta amazzonica con una coda tendenzialmente lunga che conserva ancora caratteristiche prensili (con le dovute eccezioni, come lo uakari calvo, Cacajao calvus): lo uistitì dai pennacchi bianchi (Callithrix jacchus), la scimmia scoiattolo boliviana (Saimiri boliviensis), scimmia urlatrice bruna (Alouatta guariba) e il tamarindo imperatore (Saguinus imperator) ne sono degli esempi.
L’attenzione per il dettaglio: a sinistra i grandi occhi del tarsio filippino (Tarsius syrichta), al centro uno uistitì dai pennacchi bianchi (Callithrix jacchus) mostra il perché del suo nome, mentre a sinistra un tamarindo imperatore (Saguinus imperator) porta con orgoglio una specie di lunghi baffi bianchi.
- Le scimmie catarrine hanno invece perso l’utilizzo della coda, o troppo corta o praticamente essente: la superfamiglia dei Cercopitecoidei deriva tuttavia il proprio nome dal greco e il significato è proprio “scimmie con la coda”. A questo raggruppamento appartengono specie diverse fra loro che presentano caratteristiche interessanti: il macaco del Giappone (Macaca fuscata) è noto per trovare sollievo dal rigido inverno delle montagne nipponiche immergendosi nelle numerose sorgenti d’acqua termale, il guereza bianco e nero (Colobus guereza) è privo di pollici, la nasica (Nasalis larvatus) porta un grande e prominente naso, mentre il rinopiteco dorato (Rhinopithecus roxellana) possiede una faccia triangolare blu chiara.
I BABBUINI
In questa superfamiglia sono presenti anche specie affini ai babbuini, come i gelada (Theropithecus gelada), il mandrillo (Mandrillus sphinx) e la bertuccia (Macaca sylvanus), l’unica scimmia che vive in Europa allo stato brado: questa specie si aggira per Gibilterra, dove viene accudita e protetta: la credenza popolare narra che la dominazione inglese continuerà sulla Rocca fino a quando esse si troveranno qui, inoltre la loro presenza rappresenta un’attrattiva per i turisti.
I babbuini maschi risultano essere spesso molto aggressivi fra loro, con manifestazioni di forza che vanno dal mostrare acuminati denti a battere i pugni sul petto: difendono strenuamente il proprio territorio e il proprio harem di femmine, che si possono distinguere facilmente dal maschio per la differente colorazione.
A sinistra due macachi del Giappone (Macaca fuscata) si spulciano in una sorgente termale, al centro una nasica (Nasalis larvatus), mentre a destra bertuccia di Gibilterra (Macaca sylvanus) afferra il volante di un automobilista: nonostante queste scimmie abbiano uno stretto rapporto con l’uomo, è severamente vietato dar loro da mangiare, pena una multa salata.
Maschi contro femmine: a sinistra un esemplare maschio di mandrillo (Mandrillus sphinx), a destra una femmina. Le differenze nella forma e nella colorazione del muso sono evidenti.
GLI OMINOIDEI
L’altra superfamiglia dei catarrini è quella degli Ominoidei, ai quali appartiene l’uomo: sono per questo chiamate anche scimmie antropomorfe. Alla famiglia degli Ilobatidi appartengono specie con braccia molto lunghe, che si distribuiscono nel Sud-Est asiatico: vengono chiamati gibboni, e ne sono esempi il siamango (Symphalangus syndactylus) e il lar (Hylobates lar). Una specie che vive nella stessa zona, in particolare nel Borneo, appartiene invece alla famiglia degli Ominidi: si tratta dell’orango (Pongo pygmaeus). Anche questa specie ha braccia molto lunghe rispetto al resto del corpo, ma mostra una memoria e un’intelligenza superiore a quella dei gibboni.
L’orango utilizza mani dotate di pollici opponibili per afferrare cibo e oggetti, oltre che per camminare a terra sui pugni, nelle rare occasioni in cui abbandona gli alberi, dove passa la maggior parte del proprio tempo: il maschio e la femmina sono distinguibili facilmente per la forma del volto. Protetto dalla legge, l’orango del Borneo è una specie in via di estinzione.
Ominoidei: a sinistra un siamango (Symphalangus syndactylus) passeggia a terra, muovendo le lunghe braccia, al centro un esemplare maschio di orango del Borneo (Pongo pygmaeus), mentre a destra una femmina sorregge un piccolo.
LO SCIMPANZÈ
Anche specie ancor più affini all’uomo sono a rischio di estinzione: questi animali abitano in Africa, dove si ritiene si siano sviluppati i progenitori dell’uomo stesso. Lo scimpanzè (Pan troglodytes) è la scimmia antropomorfa più simile all’uomo.
Dotato di straordinaria intelligenza è riuscito a costruire e sfruttare rudimentali utensili per la caccia, attività nella quale si dedica tutta la comunità in cui solitamente vive: nonostante siano primariamente erbivori, gli scimpanzè non disdegnato di cibarsi di altri animali. Lo scimpanzè pigmeo o bonobo (Pan paniscus) è distinguibile dalla specie precedente per la pelle della faccia di colore nero, oltre che per una vita sessuale particolarmente promiscua: gli individui instaurano relazioni sia di tipo eterosessuale sia omosessuale, atte non solo alla riproduzione ma anche per regolare i rapporti tra i membri stessi.
IL GORILLA ORIENTALE
Non è altrettanto “liberale” invece il gorilla orientale (Gorilla beringei) le cui colonie presentano un maschio dominante (chiamato “maschio alfa”) che si accoppia con tutte le femmine, ottenendo la paternità della quasi totalità della prole. I maschi sono inoltre particolarmente grandi e aggressivi e, similmente ai babbuini, dimostrano ripetutamente il proprio vigore battendo i pugni sul petto, urlando e lottando.
QUALI SONO I NOSTRI PARENTI PIU’ PROSSIMI
Ora finalmente possiamo rispondere in maniera completa alla domanda che ci siamo inizialmente posti: l’uomo moderno (Homo sapiens) è l’unico Ominide del gene Homo ad essere ancora in vita. I nostri parenti più prossimi sono l’Homo erectus e l’uomo di Neandertal (Homo neanderthalensis): non siamo tuttavia i loro diretti discendenti. Condividiamo con loro antenati comuni appartenenti al genere estinto degli Australopitechi.
“Umano, troppo umano”: a sinistra un bonobo (Pan paniscus) in una posa da “pensatore”, al centro un gorilla orientale maschio (Gorilla beringei) mostra uno sguardo fiero, mentre a destra l’Uomo vitruviano, capolavoro di Leonardo Da Vinci, che rappresenta le proporzioni geometriche del corpo umano. Questa opera d’arte è stata scelta dall’Italia per la moneta da 1 Euro, in onore al genio fiorentino: anch’egli quindi è un animale, appartenente alla specie Homo sapiens (e che sapiens!).
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